Lavia: "Porto in scena Prèvert. Ci svela le magie dell'amore"

L'attore debutta all'Elfo con «I ragazzi che si amano» «Autore profondo e misterioso, mica da baci Perugina»

Lavia: "Porto in scena Prèvert. Ci svela le magie dell'amore"

«Altro che poeta da Baci Perugina: Jacques Prévert è complesso, spesso, profondo, misterioso. Il suo, veicolato con una lingua quotidiana e apparentemente semplice, impastata alle sonorità della strada, era un altro modo di essere esistenzialista, opposto a quello pensoso, elitario e dominante del filosofo Sartre».

L'innamoramento di Gabriele Lavia verso il poeta dell'amore (che a onor del vero nei cartigli dei cioccolatini ci finì, eccome, ma è successo pure a nomi indiscutibili come Shakespeare e Omero) è recente. «Durante un trasloco mi è ricapitato in mano un libro dimenticato di sue poesie, che mi aveva regalato tantissimo tempo prima un'amica, con la quale sono ancora in ottimi rapporti», dice il 76enne Lavia. «Quel libro, spolverato e riaperto, mi ha fatto capire la grandezza del poeta francese. E ho pensato che non sarebbe stato male portare in teatro, cioè nella mia casa di sempre, una sua poesia, e da quella poesia partire in un recital con divagazioni che mettessero in collegamento Prévert con il suo e il nostro mondo».

Lo spettacolo arriva a Milano, tappa di una tournée di successo. Lo vediamo all'Elfo Puccini da stasera al 12 maggio. Si intitola I ragazzi che si amano, e viene subito in mente che il bacio di quei teneri ragazzi, «contro le porte della notte», è il sigillo di un poeta che il lavoro di Lavia fa venir voglia di rifrequentare. «Noi esistiamo e non sappiamo perché, non sappiamo che senso ha la stessa vita che ci circonda. L'unica cosa che possiamo capire è l'amore. Potrebbe sembrare una banalità, ma non lo è. E quei ragazzi che si baciano, quasi bambini rapiti dalla gioia, fanno rabbia ai passanti, suscitano invidia, danno scandalo. Vivono nell'amore, unica realtà luminosa, che li porta in mondi ulteriori», spiega Lavia.

«Non so se anch'io la penso proprio come Prévert, ma l'amore per me è importantissimo, e credo debba esserlo per tutti. Anche se amare non significa non far male a nessuno».

Prévert, che era nato a inizio secolo e visse fino al 1977, fece anche teatro, e scrisse le sceneggiature di film che hanno fatto la storia: come Il porto delle nebbie e Alba tragica. Con le sue Gauloises tra le labbra, è un'icona della cultura francese di un lungo tratto del Novecento, come Jean Gabin, Juliette Gréco, Sartre e Simone de Beauvoir.

«Il teatro non era il suo linguaggio, anche se lo praticò. Il cinema sì, ma soprattutto è stato un poeta, grandissimo. Non saprei quale poeta italiano dei nostri tempi gli si possa avvicinare, non è il mio campo e non mi pronuncio. Ma ringrazio il trasloco che mi ha fatto cadere il libro di Prévert sui piedi. Ho rivisto le traduzioni, me lo sono letto, l'ho mandato a memoria. Chi pensa che questo sia uno spettacolo semplice sbaglia.

Anche per uno come me, che di teatro ne ha fatto tanto, il recital che porto a Milano è uno spettacolo difficile. Quei ragazzi che si amano siamo noi, sono i nostri primi e potenti amori che ci parlano e fanno rivivere magici momenti che valgono tutta una vita».

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