Applicare la legge «anti-moschee» a tutti i centri islamici. Allargare anche ai nuovi centri le norme già previste per i luoghi di preghiera. E possibilmente trovare un meccanismo per estendere i paletti anche ai centri esistenti. È questa la soluzione a cui la Regione sta lavorando per rendere ancora più stringenti i paletti della sua normativa. L'input della giunta regionale è partito dall'assessore all'Urbanistica, Viviana Beccalossi, che per esplicita delega del governatore Roberto Maroni si occupa di azioni finalizzate al contrasto del radicalismo islamico, e per questo ha già attivato una mappatura di moschee, associazioni e scuole coraniche. «Ho dato mandato ai tecnici di studiare soluzioni per equiparare la normativa sulle moschee ai centri islamici - spiega la esponente di Fratelli d'Italia - è evidente, infatti, alla luce dei dati forniti dai sindaci, anche di sinistra, che questi spesso altro non sono che escamotage per fare moschee senza rispettare la normativa. Questi centri possono essere aperti ovunque - prosegue l'assessore - mi hanno già segnalato appartamenti presi in affitto e poi diventati moschee».
Sono già 700 i sindaci lombardi che hanno risposto alla mappatura: «Circa il 10% delle risposte - dice Beccalossi - sono state catalogate come criticità, sono situazioni da approfondire perché potrebbero non rispondere ai requisiti previsti dalla legge sui luoghi di culto». Ora, nei piani dell'assessore, anche i semplici centri dovrebbero essere sottoposti all'iter, piuttosto gravoso, previsto da due leggi regionali, la legge urbanistica del 2005 e la recente legge 2/2015, passata alle cronache col nome di «anti-moschee». «La maggioranza è compatta - l'assessore è sicura - e nell'ultimo Consiglio è stata approvata una mozione che va proprio in questa direzione». La maggioranza di centrodestra in Consiglio e la giunta, dunque, vogliono andare avanti. E ora la palla passa alla struttura tecnica, che dovrà studiare le possibilità più appropriate per tradurre questo indirizzo politico in soluzioni tecnico-giuridiche. Due le opzioni: un provvedimento formalmente nuovo e distinto oppure un intervento sul testo dell'ultima legge, esistente.
La anti-moschee è stata molto contestata dalle comunità islamiche e impugnata davanti alla Corte costituzionale. Il rischio per la Regione è, verosimilmente, un nuovo ricorso alla Consulta (attivato dal governo, come accaduto per la legge 2, o da privati, strada scelta dal coordinamento dei centri islamici). «Per questo stiamo svolgendo approfondimenti - ammette l'assessore - ma per il nostro Giuridico, dopo un primo approfondimento, la legge vigente non rischia, e può essere impugnata solo nella parte nuova. Vale il rischio insomma». La Regione, dunque, non arretra di un centimetro dalla sua linea dura e Maroni ha già fatto sapere di condividere questa impostazione.
Al Pirellone ritengono che la legge abbia fatto il suo dovere e vogliono andare avanti: «È una sensibilità dimostrata fin da subito e avvalorata da quello che sta succedendo. Se c'è una cosa certa è che non tutte le moschee sono frequentate da terroristi - ammette Beccalossi - ma molti sono passati dalle moschee».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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