Quella di giovedì prossimo sarà l'ultima farsa. L'ufficiale giudiziario si presenterà per l'ennesima volta alle porte del Leoncavallo. E per l'ultima, notificherà il rinvio dello sfratto. L'ultima, perchè entro la fine di settembre la giunta Pisapia metterà in regola il centro sociale. La telenovela è alle puntate finali: sindaco e partiti di maggioranza inizieranno a discuterne nel vertice che si terrà mercoledì a Palazzo Marino su Area C e si rivedranno a metà mese per chiudere nei dettagli il caso Leonka. La trattativa con la famiglia Cabassi proprietaria dello stabile di via Watteau 7 è alle battute finali, come era stato anticipato nei mesi scorsi il Comune è pronto a scambiare il capannone con la superficie e le ex scuole Mazzini di via Zama, edificio inutilizzato dal 2009. Fino agli anni '90 il complesso in zona 4 ha ospitato la materna con cinque aule, un'elementare con sedici classi e la palestra, il giardino, un salone per la ricreazione. L'operazione è andata avanti e oggi è chiaro anche il valore economico: otto milioni di euro. Dopo lo scambio, almeno formalmente la giunta dovrebbe avviare un bando per l'assegnazione degli spazi di via Watteau in cambio di un affitto annuale per chi se li aggiudica (potrebbe aggirarsi intorno ai 120mila euro). Ma il finale è già scritto. Il Leonka dopo anni di «resistenza» riceverà chiavi in mano l'edificio e potrà iniziare i lavori per allargarsi. «Giusto fare un bando - afferma il presidente dell'aula Basilio Rizzo, esponente della sinistra radicale - ma anche inserire un punteggio ad hoc per le realtà che lavorano da tempo e hanno una storia nel quartiere». «Finalmente si va verso una soluzione di un problema che da anni veniva lasciato irrisolto» festeggia il consigliere di Sel Mirko Mazzali, presidente della Commissione sicurezza da sempre legato alla battaglia del centro sociale. Ma i malumori nel centrosinistra non mancano. E il Pd potrebbe trasformare in una vittoria di Pirro quella che sindaco e sinistra radicale vogliono offrire al mondo antagonista come un fiore all'occhiello della giunta. Via libera all'operazione di scambio, ma i Democratici vogliono sul piatto lo sgombero di Macao dall'ex macello di viale Molise. La palazzina dell'Ortomercato su cui peraltro il Comune ha un piano di valorizzazione - tradotto, vendita - e se lo sfratto non avviene in tempi stretti rischia di diventare un nuovo caso Leonka. Il collettivo che ha occupato prima la Torre Galfa, poi Palazzo Citterio e il teatro Derby, da metà giugno si è piazzato nella palazzina liberty di viale Molise, proprietà di Sogemi. In due mesi e mezzo ha avviato il Summer Camp, lavori in corso per sistemare bagni e soffitti, allestire il giardino e gli spazi per chi si ferma a dormire. Sabato sera, grande festa per il primo giorno di settembre, dal titolo «Punk is not a crime». E nello stile Leonka, birre e alcolici tax free, zero scontrini per tutto. Finora la giunta arancione non ha sollecitato l'intervento della questura, anzi. Ma il Pd rovina la festa agli amici di Sel: «La storia del Leoncavallo è iniziata come una concessione regolare dello spazio da parte dei Cabassi, poi è scattato lo sfratto - marca la differenza la capogruppo del Pd Carmela Rozza -.
Lo scambio di aree con cui risolveremo quella vicenda deve servire da esempio, diamo una risposta alle associazioni che avviano un percorso di regolarizzazione, e in via Watteau dovranno esserci anche housing sociale e spazi per altre associazioni. Ma dovremo dire con fermezza che chi occupa abusivamente va sgomberato. Il caso Macao? Tolleranza zero».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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