Exponiti e aggiungi un posto a cena. Offri un pasto che dipenda solo dal tuo cuore, fai un passo per dare vita a chi non può trarre vita da una tavola misera, un atto di coraggio per dare vita a una tavola che sia il desco comune in cui non ci siano più persone di serie A e persone di serie B.
«Come avviene a Napoli con il caffè, abbiamo promosso «La cena sospesa» per chi è in difficoltà» ha esordito l'assessore alla Sicurezza, Carlo Granelli. La diocesi milanese è promotrice di questa opera benefica insieme al Comune. Dai primi di agosto fino alla fine di novembre i clienti dei ristoranti milanesi possono deporre in una cassetta un contributo per pagare un pranzo a chi non può permetterselo. «Dei 795 milioni di poveri che ci sono nel mondo, 14 milioni sono nei nostri paesi. Da Expo abbiamo già portato fuori 6 tonnellate di eccedenza di prodotti alimentari. Dobbiamo garantire l'energia del cibo a sempre più persone» ha detto Luciano Gualzetti, vicedirettore della Caritas Ambrosiana.
Una trentina di ristoratori esporranno sui tavoli del proprio locale un «porta-conto» in cui è spiegato il progetto. All'atto del pagamento il cliente potrà fare una donazione. Le donazioni raccolte dalla Caritas saranno convertite in ticket restaurant del valore di 10 euro e distribuite ai beneficiari, che potranno spendere i ticket nei 4 mila esercizi milanesi che accettano i titoli Edenred, partner dell'iniziativa.
Secondo monsignor Erminio De Scalzi la cena sospesa, the pending dinner in inglese, è «un modo per affrontare concretamente i temi di Expo con un gesto che non mette a disagio, un esempio per andare contro la globalizzazione degli sprechi e l'iniquità degli stili di vita come auspicato da Papa Francesco». Nessun ristorante di Expo è stato fino ad ora coinvolto «ma ci penseremo.
Speriamo che le adesioni aumentino - si è augurato Lino Stoppani, vicepresidente incaricato per Expo 2015 di Confcommercio Milano - e che il progetto incontri il gradimento delle persone. Se così sarà, Expo sarà un successo perché avrà contribuito a trasformare il modo di affrontare delicate tematiche sociali della nostra città».