Il Lirico cade a pezzi? Anche la maggioranza

Il Lirico cade a pezzi? Anche la maggioranza

Il Lirico cade a pezzi, ma il Pd non sta messo meglio. E sul restauro del teatro chiuso ormai da 15 anni sta mettendo in scena gli scontri in atto tra consiglieri e giunta e dentro allo stesso gruppo. Un passo indietro. Giorni fa il capogruppo Lamberto Bertolè e altri consiglieri Democratici hanno incontrato il sindaco per fare il punto sulle proposte per il Bilancio, a breve in aula. Nell'occasione hanno messo in chiaro i rapporti tesi con l'assessore Franco D'Alfonso e la scarsa condivisione della giunta su progetti strategici. Dato il momento particolare di crisi e le casse in rosso del Comune, hanno poi fatto presente, meglio bloccare il restyling del Lirico e investire i 16 milioni di euro su scuole, biblioteche, case popolari. Quel restauro appena presentato da Pisapia e dall'assessore ai Lavori pubblici Carmela Rozza come il segnale della rinascita di Milano, la riapertura è una promessa di fine mandato. Il giorno dopo la presa di posizione del gruppo, i pezzi grossi della giunta hanno difeso il progetto: dalla stessa Rozza all'assessore alla Cultura Filippo Del Corno («il teatro cade a pezzi, siamo a un punto di non ritorno, i lavori sono una priorità e chi decide diversamente si assumerà tutta la responsabilità»), dall'assessore al Bilancio Francesca Balzani al vicesindaco Ada Lucia De Cesaris. Il nodo: la collaborazione del gruppo consiliare non è un dettaglio, per far partire al più presto i cantieri quei 16 milioni devono essere impegnati con un emendamento ad hoc presentato e votato dall'aula in sede di Bilancio. Dunque? Di fronte alle dichiarazione della Sovrintendenza e di esponenti della Cultura a favore del Lirico, le crepe nel gruppo ci hanno messo poco a sbriciolarsi. Quella posizione riportata dal capogruppo al sindaco non era così compatta. La consigliera Pd Paola Bocci, presidente della Commissione Cultura, aveva già ammesso che «personalmente» riteneva i lavori «una priorità» assoluta. E ieri il collega Francesco De Lisi è stato ancora più netto: «Il Lirico è un pezzo della storia di questa città e deve essere restituito ai milanesi. È giusto valutare tutte le strade possibili ma, entro il 15-20 ottobre bisogna individuare la soluzione migliore ed inserire il Lirico nel piano delle opere del Comune senza indugio; proprio per questo mi rendo disponibile a presentare l'emendamento al bilancio direttamente a mio nome». Una sfida al resto del gruppo che nicchia. Tanto più che sebbene Carlo Monguzzi sostenga che «non è giusto destinare tanti milioni di soldi pubblici al Lirico», chiama in causa la società Expo perchè finanzi l'opera e insiste sull'esigenza di evitare «Irpef e Imu per i più deboli o i tagli all'assistenza per gli anziani», i fondi per le opere viaggiano su binari diversi da quelli della spesa corrente. Quelli eventualmente risparmiati per il teatro non si tradurranno in meno tasse. Avrebbero evitato quasi 16 milioni di stangata sulla Tares, fa presente invece il consigliere di Forza Italia Fabrizio De Pasquale (pure più favorevole a un project financing per il Piermarini) il rinvio della raccolta rifiuti sull'umido.

«Non era il momento migliore per addossare ai residenti un costo del servizio così pesante, in diverse occasione e in aula avevo chiesto il rinvio». Ma consiglieri ambientalisti come Monguzzi erano pronti alle barricate per difendere il progetto.

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