L'isola del Castello non s'ha da fare

Ma l'assessore Maran c'è mai stato a Times Square? Sembrerebbe proprio di no, giacché non si spiega come possa venirgli in mente di paragonarla a una piazza Castello pedonalizzata, come ha annunciato sabato scorso il sindaco Giuliano Pisapia.
Intanto è evidente che si tratta dell'ennesima battaglia nella fanatica guerra ideologica contro l'automobile, unica responsabile di tutti i mali della metropoli. Non basta il balzello per accedere all'Area C, non bastano gli aumenti vertiginosi delle tariffe per i parcheggi e neppure i percorsi tortuosi imposti all'automobilista. Ora, mancandole il coraggio di fronteggiare la furia popolare con un generalizzato ampliamento dell'Area C, Palazzo Marino ricorre a queste misure surrettizie: chiusura al traffico di aree adiacenti la «città proibita», indipendentemente dalla validità dell'operazione, che in questo caso è un clamoroso errore.
Uno studio o una semplice simulazione dell'intervento avrebbero dovuto dissuadere il sindaco e il suo incauto assessore dall'andare avanti, se non altro valutando gli effetti del traffico scaricato in Foro Buonaparte e piazzale Cadorna. Ma d'altra parte è proprio questo che vogliono, rendere la vita difficile a chi si ostina a usare l'automobile.
Sia chiaro, qui non si tratta delle solite proteste dei commercianti che spesso non si rendono conto che saranno loro i primi godere dei benefici dalla pedonalizzazione (il caso di corso Vittorio Emanuele, chiusa al traffico ormai trenta anni fa, è il più significativo, per non dire di via Dante). No, qui i negozianti non c'entrano per il semplice fatto che nell'area di piazza Castello di negozi ce ne sono pochissimi.
E proprio questo è il punto: pedonalizzare una strada o una piazza con rare attività commerciali significa destinarla alla desertificazione e col tempo far scappare anche gli esercizi che ci sono.
Un caso per tutti, la desolata piazza Affari, alla quale neanche il discusso «Dito» di Cattelan riesce a dare una parvenza di vita. «Piazza Castello diventerà come Times square» ha impudentemente promesso Maran, fingendo di ignorare che quella piazza è forse l'area più densamente commerciale di Manhattan, nella zona di più intensa vita notturna per effetto dell'adiacente Broadway. Che c'entra con piazza Castello, la cui vita notturna è a mala pena animata da qualche chiosco? D'altra parte Maran non ci spiega neppure come avverrebbe questa miracolosa metamorfosi, quale sia il progetto di arredo dell'area interessata - e speriamo che non faccia affidamento solo sulla fontana, che semmai solo d'estate può attirare qualcuno.
Certo è singolare che nelle stesse ore in cui annuncia la demagogica intenzione di chiedere ai cittadini con un referendum come utilizzare il ricavato della vendita di una quota si A2a, Pisapia prende, senza sondare neppure un passante, la discutibile decisione di pedonalizzare piazza Castello.
Come dire: le decisioni impopolari e sbagliate le prendo senza rischiare che me le bocciate.

Il fatto che evitando inutili e probabilmente inascoltati referendum – che fine hanno fatto quelli del 2011, voluti dallo stesso movimento rosso-verde poi arancione che ha portato Pisapia a Palazzo Marino? - il sindaco farebbe meglio a dirci una volta per tutte cosa vuol farne di questa città.
È solo una questione di qualche automobile in meno? Dopo la virata alla boa di metà mandato non abbiamo ancora capito dove ci porti questa barca.

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