Coronavirus

L'odissea per contattare Ats: "Li ho chiamati per 10 giorni"

L'ex assessore alle Infrastrutture di Regione Lombardia, oggi socio italiano della China Investment srl, racconta al Giornale.it le difficoltà nel contattare l'Ats, durante la seconda ondata della pandemia

L'odissea per contattare Ats: "Li ho chiamati per 10 giorni"

Per giorni ha cercato di contattare l'Ats di Milano per effettuare il tampone, dopo che il figlio era risultato positivo al nuovo coronavirus. Ma, nonostante l'insistenza, alla fine, Maurizio Del Tenno, ex assessore alle Infrastrutture e Mobilità in Regione Lombardia e oggi socio italiano della China Investment Spa, ha dovuto ricorrere ai laboratori privati. "Essendo immunosoppresso, i miei famigliari sono stati molto attenti - ha spiegato Del Tenno al Giornale.it - ma alla fine anche io ho preso il Covid".

Quando e come ha scoperto di essere positivo al nuovo coronavirus?

Tutto ha avuto inizio circa tre settimane fa, quando mio figlio che va all'Università ha iniziato ad accusare i primi sintomi, nonostante abbia sempre messo in atto tutte le cautele del caso. E quando ha fatto il tampone è risultato positivo al Covid-19. A quel punto, io avevo già sviluppato i primi sintomi e non potevo recarmi all'ospedale.

E che cosa ha fatto?

Io ho tentato di chiamare la Asl. Inizialmente, ho fatto riferimento a quella di Sondrio, visto che sono residente lì, ma mi hanno detto di rivolgermi a quella del mio mandamento, cioè Milano. Allora ho composto il numero e più volte ho cercato di mettermi in contatto con l'Ats milanese, senza mai riuscirci. Non so dire precisamente quante volte ho chiamato, ma posso dire che sono state tante. Allora ho provato un'altra strada: ho tentato di comunicare tramite l'app Immuni, ma anche lì ho trovato un altro ostacolo e non sono riuscito a segnalare la mia situazione.

A quel punto come si è mosso?

Grazie ai medici che mi hanno curato anni fa, ho ottenuto il numero di telefono di privati, che sono venuti a farmi il tampone a casa. E sono risultato positivo al nuovo coronavirus. Una volta scoperto l'esito, ho cercato nuovamente di contattare la Asl, per avere la certezza che fossi tracciato e per correttezza, ma ancora una volta non ho avuto successo. Ma non era ancora finita.

Cioè?

Successivamente ho dovuto telefonare ancora una volta all'Ats, per la verifica di avvenuta negatività: deve essere la Asl a fare il secondo tampone e dare il permesso di uscire nuovamente. In quel caso sono riuscito a contattare una signora molto gentile, che mi ha spiegato che non ce l'avrebbero fatta e mi ha consigliato di rivolgermi ancora a una clinica privata, pagando il tampone, e poi comunicare l'esito direttamente a loro. E così ho fatto. Il tutto è iniziato l'11 ottobre e fino al 20 non sono riuscito ad entrare in contatto con Ats: ho provato a chiamare tante volte, ma niente.

Cosa pensa di questa situazione?

Nella logica secondo cui essere tempestivi ed efficienti diminuisce i contagi, penso che in questo momento ci sia una situazione di colabrodo, che in realtà fa parte del sistema tipico italiano, a prescindere dalla sanità. Mi innervosisce il fatto che abbiamo avuto mesi per organizzarci. È una mia deduzione, ma credo che un'emergenza non possa essere gestita dal personale dell'Asl tradizionale, incaricato durante l'anno: è evidente che hanno bisogno di aiuto e dispiace molto se questa eventualità non è stata calcolata nei mesi in cui potevamo organizzarci. La mia non è una polemica di sistema o politica: sono fortemente preoccupato per l'economia e credo che la responsabilità di chi deve guidarci sia veramente alta, mi dispiace vedere che le cose funzionino male. Ma c'è anche un altro aspetto da sottolineare.

Quale?

C'è molta omertà sulla questione, per qualcuno è quasi una vergogna essere positivi. Quando ho detto di essere stato contagiato, ho scoperto che molte persone l'avevano già affrontato. Credo che questa sia una delle grandi problematiche legate al Covid-19 e alla difficoltà di debellare il virus: se chi lo prende lo tiene nascosto e non lo comunica a chi ha frequentato, allora questo virus non lo abbatteremo mai. È vero che il sistema non funzione, ma c'è anche un aspetto sociale: ho percepito in alcune persone una sorta di vergogna e francamente lo trovo ridicolo. Per fortuna io ho preso il virus in una forma lieve, con tutti i sintomi, anche respiratori, ma mi è andata bene, sono stato a casa e ora è passato tutto.

Ma le preoccupazioni riguardo quello che può succedere adesso sono molto alte.

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