Lombardia apripista: 40mila malati cronici saranno curati a casa

Lombardia apripista:  40mila malati cronici saranno curati a casa

I malati cronici in Lombardia sono oltre 40mila. Per loro dal primo di aprile arriva un metodo di cura del tutto nuovo. Una via di mezzo tra il ricovero in ospedale e la degenza a casa. Potranno contare sull’assistenza di medici e infermieri per evitare che la malattia (dal diabete ai problemi cardiovascolari) degeneri in episodi acuti di emergenza.
È il nuovo modello di sanità messo in piedi dalla Regione Lombardia. Finora in via sperimentale, da aprile in modo ufficiale e più esteso. Per ora il Pirellone può contare su un esercito di 415 medici, pronti a sostenere i nuovi protocolli territoriali per assistere i malati cronici, ma il numero dei camici bianchi che aderiranno al modello del Creg (cronic related group) è destinato a crescere, nonostante qualche scetticismo.
«Il nostro obiettivo - spiega il presidente lombardo Roberto Formigoni - è di favorire sempre di più l’appropriatezza e la qualità dell’offerta partendo dalla vera sfida del futuro della sanità, che è la cronicità. Essa interessa infatti il 27% della popolazione lombarda ma incide sulla spesa per il 70%». «La sfida - aggiunge l’assessore alla Sanità Luciano Bresciani - è dare più servizi a minor costi e aumentare l’umanizzazione delle cure perché i pazienti potranno rimanere a casa loro e non saranno costretti a ripetuti ricoveri in ospedale».
Il meccanismo delle nuove cure consiste nell’assegnare al medico curante una quota di risorse annua, stabilita in anticipo, in funzione della tipologia di assistiti e delle patologie ad essi correlate. Sono state dunque individuate 155 tariffe, assimilabili in tutto e per tutto ai rimborsi già utilizzati in ambito ospedaliero. Serviranno a remunerare l’intero «pacchetto» di cure effettuate all’esterno degli ospedali: visite ambulatoriali, esami specialistici, protesica e presidi (ad esempio l’ossigeno), farmaceutica, cure a domicilio.
Il paziente verrà seguito passo per passo nel suo percorso di cura dal proprio medico, da un call center sempre attivo (365 giorni all’anno) e, in caso di necessità, tramite ausili di teleconsulto e telemedicina. Verrà perfino avvisato quando sarà ora di fare controlli e visite.
Parecchi medici sono scettici, ma le adesioni non sono mancate: a Bergamo appoggiano il nuovo modello 205 medici partecipanti con oltre 20mila pazienti. Meno quelli di Milano, dove l’Ordine dei camici bianchi teme un’assistenza di minor qualità rispetto al passato e alza le sopracciglia davanti ai criteri con cui vengono calcolati, a priori, i costi delle cure.
Formigoni e Bresciani sono sicuri del contrario e assicurano che il modello funzionerà, così come ha funzionato durante la sperimentazione. Per di più il presidente Roberto Formigoni risponde al consigliere del Pd Giuseppe Civati che il 31 marzo organizzerà un sit-in di fronte al Pirellone per invitare la giunta di centrodestra a dimettersi. Civati, dopo le indagini su assessori e ufficio di presidenza, denuncia «un’immobilità assoluta» da parte di Formigoni e dei suoi.

«Mah - replica il governatore lombardo - se il consigliere Civati facesse prima un passaggio a Bari, a Perugia o a Bologna potrebbe chiarirsi le idee». E parlare di immobilismo quando la giunta sfodera una riforma come quella della sanità sui malati cronici risulta se non altro anacronistico.

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