Un attacco per ragioni politiche e ideologiche. Era già tutto molto chiaro e adesso il governatore Attilio Fontana lo ammette senza remore: «Hanno attaccato la Lombardia perché è una Regione ricca e che non è mai stata di sinistra e tanto meno grillina, questo grazie al suo spirito laborioso e produttivo lontano da ogni forma di assistenzialismo».
Lo ha scritto ieri, Fontana, dopo sei mesi passati in trincea contro il Covid, impegnato in prima linea nella battaglia più dura che si sia combattuta in Italia, e forse in Europa. Una battaglia che ha visto la Lombardia opporsi all'offensiva dell'epidemia, praticamente da sola, con una comunità scientifica che non sembrava in grado di fornire indicazioni coerenti e complete e un governo che dava l'impressione di seguire a distanza, fra carenze e ritardi, mentre alcuni suoi esponenti non perdevano l'occasione di attaccare politicamente la Regione, la sua giunta, il suo modello di sanità (ispirato al principio della sussidiarietà). Nel frattempo i media e dai politici della sinistra - anch'essi per motivi politici - hanno continuato a contestare quotidianamente, ossessivamente la Regione Lombardia, nel tentativo di costruire e diffondere l'idea di un «disastro lombardo», di uno «sfascio», di un «fallimento», per infangare una reputazione costruita in anni e anni di buon governo.
Di questo ieri ha parlato Fontana. Senza infingimenti, e continuando a guardare avanti, con una buona dose di ottimismo, anche sulla difficile situazione dell'economia.
Ed è allo «spirito lombardo» che fa riferimento Fontana, descrivendolo come a un elemento antropologico irriducibile, e impossibile da asservire allo statalismo imperante oggi al governo. «Quello spirito lombardo ci farà uscire prima degli altri da questa crisi economica - si legge nelle parole del presidente - sono sicuro di questo perché ho varato una linea di investimenti e sviluppo per la regione di 3,5 miliardi di euro, il cosiddetto Piano Fontana che permetterà alla Lombardia di riprendersi la leadership tra le realtà più importanti d'Europa. Questa è la Lombardia».
Quello menzionato da Fontana è il piano presentato ad aprile, un piano - disse allora - «tanto straordinario da non avere precedenti dal Dopoguerra». Il pacchetto, portato in giunta il 19 aprile, prevedeva investimenti in opere pubbliche per 3 miliardi, con 400 milioni a disposizione di Comuni e province, oltre a fondi per gli operatori sanitari per 82 milioni e a un bonus da 10 milioni per le aziende che vogliano riconvertirsi in dispositivi anti-covid.
Per tutta risposta, l'eurodeputato del Pd, Pierfrancesco Majorino, anche ieri non ha perso l'occasione per rivolgersi a Fontana in modo sgradevole: «Politicamente - ha detto - quest'uomo è un pagliaccio».
Ma è solo l'ultimo esempio di una deriva che a sinistra sembra non trovare ostacoli, come conferma la vicenda della mozione di sfiducia contro Fontana, che è stata presentata da qualcuno come legata al caso dei camici - anche se nel testo non se ne fa menzione - e alla fine ha visto un imbarazzato Pd seguire la linea dei 5 Stelle e della sinistra oltranziata, mentre la consigliera di Italia Viva si è smarcata.
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