Coronavirus

Le malattie dimenticate. C'è un esercito di cronici ma mancano i medici

Con il Covid rimandate cure fondamentali. E adesso sono 4mila i dottori ammalati

Le malattie dimenticate. C'è un esercito di cronici ma mancano i medici

La Cisl Medici Lombardia lancia l'allarme per i cronici. «Una schiera di 3 milioni di pazienti in Lombardia, di cui più della metà over 65, affetti da malattie che necessitano di cure e controlli costanti - spiega il segretario Danilo Mazzacane - che in questo momento non possono essere del tutto garantiti. Con gravi conseguenze sullo stato di salute di questi pazienti, che al termine della pandemia potrebbe far risultare più alto il tributo da pagare in termini di sopravvivenza, e con costi maggiorati per il sistema sanitario». Si tratta di cardiopatici, diabetici, oncologici, affetti da patologi pneumologiche o oftalmiche. Esistono per esempio in oculistica patologie retiniche che necessitano di un percorso terapeutico costante mediante iniezioni intravitreali di farmaci specifici. Queste iniezioni, che vengono fatte perlopiù in sala operatoria, ora chiuse, non sono differibili nè si possono «saltare», pena il rischio di perdita della vista. Problema simile riguarda i cardiopatici: tra marzo e aprile i pazienti avevano il terrore di recarsi in ospedale, anche in casi gravi. È successo che i cittadini si presentassero in Pronto soccorso anche dieci giorni un infarto, con danni irreparabili al cuore. Secondo la Società Italiana di Cardiologia il tasso di mortalità è triplicato in un anno, passando dal 4,1 per cento del marzo 2019 al 13,7 per cento del marzo 2020.

Quello che si sta tentando di fare per rimediare a questa situazione, è dividere gli accessi al pronto soccorso tra Covid e No Covid in modo da assicurare un percorso sicuro anche a chi necessita di cure urgenti. La Regione ha anche riorganizzato il sistema sanitario in rete tra hub e spoke, ovvero individuando centri di eccellenza delle diverse specialità dedicati (hub oncologici INT, IEO e Humanitas, per l'ortopedia Galeazzi e Pini, per le urgenze cardiochirurgiche San Raffaele, Monzino, ospedale di Legnano, Fondazione Poliambulanza di Brescia e Policlinico San Donato).

La situazione è aggravata dalla carenza di personale sanitario: nelle ultime due settimane di novembre, infatti, si è registrata la mancanza di 4mila tra medici, infermieri e altro personale sanitario, assenti dal servizio in quanto contagiati o in quarantena fiduciaria.

Al momento non esistono statistiche sui pazienti diabetici ma quello che è emerso dai dati dell'Ats è che, se in estate erano 20mila le prestazioni da recuperare, nella metà dei casi i pazienti si sono rivolti ai private.

Secondo il rapporto dell'Osservatorio Oasi Cergas Bocconi 2020 anche se da marzo la spesa corrente a livello nazionale è aumentata di 5 miliardi (arrivando al 4,7% della spesa totale) e sono state assunte 36mila persone, recuperando quindi tre quarti del personale sanitario mancante dal 2009, la spesa pro capite in Italia è di 2mila euro contro 3.600 in Germania, 3mila in Francia, 2.800 euro nel Regno Unito. E si parla di investimenti per l'emergenza Covid, ma che ne sarà delle terapie intensive una volta finita? «È necessario pensare a una maggior flessibilità dei reparti ospedalieri e puntare sulla formazione a 360 gradi del personale» suggerisce Mazzacane.

A questo proposito si è tenuta il 7 dicembre la protesta degli studenti che devono entrare nelle scuole di specialità. Le graduatorie sono bloccate per dei ricorsi. Nonostante le sollecitazioni dell'Ordine dei Medici, le assegnazioni definitive degli studenti alle sedi in cui dovranno frequentare, previste per il 12 ottobre, sono state rimandate più volte.

Secondo le ultime indicazioni del Ministero i corsi di specializzazione dovrebbero iniziare il 15 gennaio.

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