Era stato colpito da un attacco cardiaco giovedì mattina. Mentre, a scuola, stava correndo in palestra, durante l'ora di educazione fisica. Dopo aver resistito tre giorni, domenica all'alba il 14enne Stefano Parrottino - giovane portiere della «Macallesi 1927» - ha perso la sua ultima partita, quella più importante, quella con la vita. Nonostante fossero sconvolti i genitori hanno dato l'assenso ai medici dell'ospedale San Raffaele per l'espianto degli organi.
Intorno alle 4 di domenica il cuore di Stefano ha smesso di battere. Così nel pomeriggio i parenti e gli amici, che per lui avevano tifato a lungo su Facebook, si sono ritrovati tutti insieme nell'albergo che la famiglia del ragazzo gestisce in zona Porta Venezia, quindi hanno raggiunto i genitori di Stefano in ospedale per la camera ardente. Più tardi sono arrivati anche i suoi compagni di squadra. Che erano scesi in campo indossando una t-shirt con la scritta: «Tieni duro Ste», regalando al ragazzo e alla sua famiglia una vittoria importantissima, un bel 4-2. Un risultato per il quale Stefano avrebbe certamente esultato per la gioia e che ha portato grande commozione in casa Parrottino.
La famiglia del ragazzo, nei giorni scorsi, ha ricevuto messaggi di solidarietà un po' da tutti coloro che sapevano della lotta che Stefano aveva intrapreso per la vita. Una battaglia che si sapeva già da subito, quando il ragazzo era stato ricoverato d'urgenza giovedì, che sarebbe stato molto difficile vincere.
Conosciuto da tutti i suoi compagni di scuola, l'Istituto tecnico per il turismo Pier Paolo Pasolini di via Bistolfi dove frequentava il primo anno, come «il Parro», Stefano, dal suo letto d'ospedale, aveva ricevuto messaggi d'affetto e d'incoraggiamento. Che ora, sul gruppo Facebook degli studenti e sul suo profilo, hanno lasciato il posto al dolore e al rammarico di non averlo potuto salutare. Tutti infatti lo ricordano come un ragazzo speciale, generoso, sempre pronto ad aiutare gli altri e a darsi da fare, in ogni occasione.
Il padre Leopoldo, che insieme alla moglie sperava naturalmente in un miracolo, domenica si è asciugato le lacrime e ha ringraziato i medici dell'ospedale per aver fatto tutto quello che potevano per salvare il suo ragazzo. «Ho un'unico sogno - ha dichiarato l'uomo in lacrime al quotidiano Il Giorno -: festeggiare ancora il compleanno di Stefano, il 14 gennaio, con tutti i ragazzi che grazie a lui potranno vivere. Mi piacerebbe sentire mio figlio dentro di loro, in una cornea, in un rene. Sarà la mia unica richiesta, se le altre famiglie acconsentiranno».
Stefano non è morto mentre giocava a calcio. Tuttavia era un atleta, portiere di una squadra dilettantistica dove giocava con passione e, se capitava, faceva anche l'attaccante. Così la sua tristissima vicenda ricorda in parte quella altrettanto sconvolgente di Piermario Morosini, il calciatore 25enne del Livorno morto lo scorso aprile proprio per un attacco cardiaco durante una partita contro il Pescara.
Il giocatore si era sentito male in campo ed era stato è stato soccorso dai medici che gli avevano praticato immediatamente un massaggio cardiaco.
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