"Manifesto per la normalità. E ora remiamo tutti insieme"

L'ex assessore: "Cinema e ristoranti aperti fino alle 22. Non possiamo bloccare l'economia fino all'immunità"

"Manifesto per la normalità. E ora remiamo tutti insieme"

«Bisogna scrivere un manifesto per la nuova normalità». Giulio Gallera (Forza Italia) ha ceduto da un mese l'assessorato al Welfare a Letizia Moratti, è tornato in consiglio regionale e si è buttato subito sul tema delle attività produttive a rischio dopo un anno di restrizioni.

Parla di nuova normalità ma per ora il governo ha prorogato le restrizioni per bar e ristoranti fino al 5 marzo. Cosa propone?

«Purtroppo i tempi della pandemia e dell'approvvigionamento dei vaccini si dilatano, e non sappiamo ancora con precisione quanto dureranno e se copriranno le nuove varianti. Ma va fatto ogni sforzo per garantire un equilibrio tra sicurezza sanitaria e ripartenza economica e sociale, non possiamo continuare a vivere solo tenendo chiuse in attesa che vada meglio e la pandemia passi. Ho chiesto all'assessore alle Attività produttive Guidesi di lavorare tutti insieme su un manifesto che indichi tutte le attività che possono ripartire nel rispetto delle norme anti Covid».

I locali dovrebbero riaprire la sera?

«Se riducono i tavoli e garantiscono distanziamento non si capisce perchè possano lavorare a pranzo e non fino alle 22. Semmai servono controlli più rigidi contro gli assembramenti che abbiamo visto sui Navigli o in Galleria».

Palestre e cinema?

«Palestre e piscine dopo il lockdown erano riuscite a lavorare in grande sicurezza, con numeri ridotti e sanificazione degli spazi ma sono ferme da mesi. Oggi abbiamo anche i test rapidi, si possono introdurre per chi frequenta abitualmente un palestra. E bene la riapertura dei musei, bene, ma non abbandoniamo teatri e cinema. Anche gli hotel potrebbero riaprire per iniziative di carattere culturale».

A fine marzo scade il blocco dei licenziamenti.

«Magari il nuovo governo farà una proroga ma Regione deve lavorare molto su corsi di formazione professionale per i dipendenti in cig, non bisogna accontentarsi dei sussidi che tranquillizzano nel breve periodo ma fornire gli strumenti per ricollocarsi in settori che reggono come export, delivery, farmaceutica».

La Regione ha avuto scontri duri col governo Conte. Cosa si aspetta da Mario Draghi?

«La Lombardia è stata oggetti di un attacco mediatico e da parte del governo giallorosso c'è sempre stato un atteggiamento di contrapposizione, la pandemia è stata usata come strumento di attacco alla regione simbolo del centrodestra. Ci ha colpiti uno tsunami e le difficoltà ci sono state, ma in un Paese normale davanti a un'emergenza ci si aiuta, non si mettono le regioni una contro l'altra. Da Roma arrivavano siringhe sbagliate, non veniva reclutato personale sanitario na si colpiva la Lombardia per coprire le mancanze. Per questo saluto con fiducia un governo di unità nazionale, ora prevarrà un vero spirito istituzionale».

Come vede da fuori la gestione della sanità?

«La Moratti sta gestendo bene una situazione complicata e la scelta di Guido Bertolaso è stata ottima».

Si candiderà in

Comune?

«No, ho fatto a lungo il consigliere e l'assessore, ci sono tante valide persone e sosterrò loro. Oggi sono consigliere regionale e dopo la sanità voglio lavorare in maniera attiva sulle attività produttiva».

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