
«Una vergogna. Se vogliono continuare a premiare chi governa male, ci ribelleremo. Noi facciamo i salti mortali e tiriamo la cinghia per ripianare i debiti di chi non sa amministrare». La notizia che il governo Renzi ha approvato il Salva Roma non va proprio giù al presidente della Lombardia Roberto Maroni. Che per tutta la giornata di ieri, inseguito dai giornalisti nei suoi vari appuntamenti a partire dall'inaugurazione dell'anno giudiziario del Tar, ha pesantemente criticato il decreto sugli Enti locali con le nuove misure per mettere in sicurezza i conti della Capitale. «È ora di finirla - ha tuonato - Sembra che Roma abbia il diritto di godere di un'incomprensibile ultraterritorialità». Parole durissime anche contro il sindaco del Pd Ignazio Marino che per ottenere i soldi dal governo aveva minacciato di chiudere la città. «Frasi che non sarebbero accettabili nemmeno se pronunciate dal primo cittadino del più piccolo paese di montagna della Lombardia, figuriamoci da quello di Roma». Poi la stoccata («non è certo questo il modo di concepire al spesa pubblica e i rapporti istituzionali») e la promessa («non staremo con le mani in mano»). Un Marino contestato anche da Giuliano Pisapia: «Io avrei avuto un atteggiamento diverso. Le dimissioni si danno o non si danno, non si preannunciano».
Nel pomeriggio Maroni riunisce gli assessori e apre le ostilità. I sindaci lombardi «hanno risparmiato 8 miliardi e mezzo che non possono spendere: il danno oltre la beffa per il Patto di stabilità e questi soldi poi se li prende il governo per coprire i buchi colossali di Napoli e Roma». Di qui la decisione di aprire la vertenza col premier Renzi sul residuo fiscale, così come già fatto dal governatore del Veneto Luca Zaia, «ovvero la differenza su quanto i nostri cittadini pagano e quanto ricevono poi dallo Stato». Per il Veneto 21 miliardi in meno, per la Lombardia addirittura 45. «Significa che se tenessimo le nostre tasse, avremmo 45 miliardi». Di qui la decisione di presentare lunedì ai ministri in arrivo a Milano la «lista della spesa». Si tratta di quello per le Politiche agricole Maurizio Martina con delega a Expo, dello Sviluppo economico Federica Guidi, delle Infrastrutture Maurizio Lupi e dei Beni culturali Dario Franceschini attesi nella sede Expo di via Rovello. «Per evitare che sia una passerella inutile - minaccia Maroni - porterò al governo la richiesta formale di quanto deve dare alla Regione perché Expo si faccia». Un «elenco di opere in sospeso, una lista della spesa sostanziosa: non decine, ma centinaia di milioni di euro. Ci aspettiamo una risposta con decreto, come fatto per Roma, entro una settimana». Sennò, «non mi assumerò più nessuna responsabilità per le opere di Expo». In conclusione Maroni ha detto di aspettarsi un decreto «per la Lombardia e non salva Lombardia, perché noi non abbiamo bisogno di essere salvati».
Pronta la risposta del capogruppo Massimiliano Romeo ad Alessandro Alfieri (Pd) che accusa la Lega di ostruzionismo.