Stava pregando per lamica quando ha cominciato a sentirsi male. Stretto tra i compagni di scuola, seduti nei banchi della chiesa di SantAndrea, ha lasciato il funerale dellultima vittima di meningite in ambulanza, diretto alla Clinica De Marchi, dove il giorno prima era morta lamica quindicenne. «Durante la cerimonia ha avuto una crisi convulsiva - spiega la dottoressa Susanna Esposito, che ha preso in cura il giovane -, probabilmente si tratta di un malore dettato dal suo stato emotivo, ma data la situazione, abbiamo fatto tutti gli accertamenti del caso». Si erano visti quattro giorni prima, erano compagni di classe. Di più: erano amici. I sintomi: «Cefalea e vomito, ma non febbre». La buona notizia: «I primi esami sono risultati tutti negativi». Quella cattiva: «Si sta diffondendo uno stress eccessivo, ma tutta questansia è controproducente».
«Non cè alcun allarme meningite», ripetono ossessivamente dalla Regione. «Non si può assolutamente parlare di epidemia», ribadiscono dallAsl. E però quattro casi di meningococco in diciannove giorni fanno paura. E il ricovero di ieri, spaventa ancora di più.
Venerdì mattina, 4.20, dal telefono della palazzina di via Crema la madre della ragazza chiama il 118, ma lo shock settico è già cominciato e poi quelle macchie nere su tutto il corpo, segno che linfezione, ormai, è già a uno stadio avanzato. Bastano quattro ore per perdere ogni speranza, muore alle 8.20 la ragazza e poi scatta lallarme: familiari e amici devono sottoporsi alla profilassi antibiotica. Subito. Perché in questi casi il tempo vale più del denaro e chi ha avuto contatti diretti con la vittima rischia grosso. «Dura due giorni la profilassi - spiegano dallAsl -. Abbiamo subito contattato telefonicamente parenti e amici, in tutto una decina di persone».
È morta a causa di sepsi meningococcica di gruppo C la vittima. «La trasmissione - spiegano dallAsl - avviene esclusivamente da persona a persona attraverso le goccioline e le secrezioni di naso e faringe». Periodo infettante: «Da qualche giorno prima dellesordio a 24 ore dallinizio di una terapia antibiotica adeguata». La buona notizia: «Il germe non vive autonomamente nellambiente e cessa di essere infettante dopo una brevissima esposizione alla luce e allaria secca». Quella cattiva: «Per i dieci giorni successivi allultimo contatto, occorre tenere sotto controllo i sintomi suggestivi dellinfezione da meningococco, come cefalea, vomito, rigidità nucale e febbre. Alla vittima era salita il giorno prima, dopo una serata trascorsa in zona Porta Romana con gli amici, una serata, bagnata dallacquazzone che laveva costretta a rientrare in tutta fretta.
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