«Meno anziani truffati? Incontri nei quartieri e un decalogo per posta»

Piano del questore contro il fenomeno raggiri «Lieve inversione di tendenza, ma non basta»

Paola Fucilieri

«Il dubbio è la chiave di tutto».

Si spieghi

«Qualche giorno fa un uomo qualificatosi come un carabiniere ha chiamato una 75enne dicendole che le avrebbe mandato un collega a casa sostenendo che la figlia aveva appena avuto un incidente e, avendo l'assicurazione scaduta, doveva pagare subito una certa cifra. L'anziana, pur sentendosi chiedere del denaro da un sconosciuto al telefono, presa dall'urgenza e dall'ansia del momento, una volta trovatoselo davanti alla porta, non si è nemmeno lontanamente posta il dubbio che la stessero raggirando e non ha esitato a consegnargli i soldi. Ecco: la truffa era già fatta».

Sarebbe bastato che l'anziana avesse provato a chiamare la figlia per sapere che non era vero nulla...

«Esattamente! Ma l'angoscia spesso fagocita il dubbio. E anche la possibilità di pensare in maniera lucida, razionale: uno sconosciuto che chiede denaro contante, infatti, è sempre un truffatore».

Sono stati mesi intensi e lo saranno anche i prossimi per il questore di Milano Antonio De Iesu. Che dal suo arrivo in città, a marzo, ha voluto fortemente incontrare gli anziani di Milano nei loro quartieri. Per condividere il loro disagio come vittime delle cosiddette truffe «porta a porta» e insegnare come difendersi al meglio davanti a un reato subdolo, messo a segno da gente intelligente, creativa, con almeno una base informativa (sanno sempre i nomi dei familiari delle vittime, ndr) abilissima persino nel simulare le voci sofferenti di parenti al telefono che chiedono soldi perché in situazioni di emergenza. Inoltre sono consapevoli di rischiare ben poco dal punto di vista penale a fronte di grandi profitti.

«Mi spiace dirlo - sottolinea il questore -, ma sono professionisti molto bravi, affabili e cortesi. Si hanno quasi delle remore a non farli entrare in casa, per non urtarne la suscettibilità. E non usano mai la violenza. Sanno di non avere interesse a farlo. Per questo a livello normativo bisognerebbe incidere sul reato di truffa».

Qualche giorno fa un'anziana interpellata al telefono da un truffatore ha semplicemente riattaccato, un'altra ha chiamato la figlia...Insomma: in un giorno ben 5 truffe sventate dalle vittime predestinate. Merito degli incontri organizzati dalla polizia?

«Non so, forse in parte sì. E comunque è ancora troppo poco. Ce la dobbiamo mettere tutta per far sì che i reati di questo tipo diminuiscano sensibilmente. Stiamo organizzando una campagna più ampia che coinvolgerà il Comune con l'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza, con ancora più incontri per raggiungere il numero più ampio possibile di anziani, quindi è previsto un invio sistematico per posta di brochure esplicative».

È ottimista in questo senso?

«Le ripeto: solo se diamo una dimensione più vasta e un'accelerazione al contrasto. Anche i giornali, gli organi di stampa dovrebbero sollecitare i figli, anche giovani, e i parenti a parlarne con i loro anziani, magari a tavola, nei momenti di aggregazione».

La strada maestra che state seguendo è questa, quindi?

«Sì, sensibilizzazione e prevenzione: dobbiamo raggiungere il maggior numero di persone, dare pochi consigli ma chiari e che restino impressi nella mente. Le brochure troppo ricche che vengono elaborate in certi casi non vanno bene».

Quando incontra gli anziani nei quartieri milanesi per parlare di questo tema come l'accolgono?

«Ho capito che bene o male tutti hanno avuto amici o familiari che sono stati truffati. E colgo un grande interesse emotivo per il fatto di poter incontrare un rappresentante istituzionale che sia il questore, uno dei nostri funzionari o anche dell'amministrazione comunale. Credo che i consigli dispensati da certe figure, per così dire, ritenute da un anziano carismatiche, vengano trattenute con maggiore considerazione. Selezioneremo dei centri di aggregazione sempre più grandi, corposi, dove incontrare gli anziani. E anche per questo ci dobbiamo impegnare maggiormente : non può essere appannaggio di una sola figura».

Questi incontri hanno generato un circuito virtuoso, ma...

«Ma gli obiettivi sono ancora lontani, mi creda. C'è un timido segnale di inversione di tendenza che indica che se ne parla, che c'è il passaparola. Tutto qui».

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