La mensa per i poveri con il cibo di Expo e l'arte dei grandi chef

La mensa per i poveri con il cibo di Expo e l'arte dei grandi chef

Si chiama «Refettorio ambrosiano», nello spirito della prima vera opera legata a Expo e al suo progetto: «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Minimal nel nome, Refettorio, che dà l'idea del cibo consumato nella sobrietà. Con dettagli studiati fino all'ultimo, in perfetto stile ambrosiano, da creativi della cucina, dell'arte, del design. Un mix di Bottura, Kartell, Paladino. Il risultato è una Mensa per i poveri in cui agli ultimi sarà dato il meglio e lo «scarto» sarà trasfigurato dall'arte culinaria. Quel che avanzerà nei padiglioni Expo nei sei mesi del 2015, ogni giorno sarà rimaneggiato, reinventato e portato al massimo della sua espressività dai sensi e dalle mani dei migliori chef del mondo. Bottura, Ducasse, Adrià, Marchesi, Cracco, Oldani, Crippa, i Santini, e molti altri si daranno i turni ai fornelli a sfornare il top per i poveri.
Il Refettorio nascerà in piazza Greco, a poca distanza dallo storico rifugio di Fratel Ettore: i suoi ospiti potranno frequentare questa mensa, insieme ai molti bisognosi, sempre più italiani, sempre più gente normale, che si mette in fila per un piatto di pasta perché non riesce ad arrivare a fine mese. Al loro fianco, nella «Milano meticcia» di cui non si stanca di parlare il cardinale Angelo Scola, ecuadoregni, filippini, i molti orientali, spesso buddisti, che abitano la nuova Greco multicolore.
Tutto nasce da un sogno del pluristellato chef Massimo Bottura. «Ormai ci fanno passare per rockstar e invece noi cuochi cuciniamo tutto il giorno, il nostro mestiere è un duro lavoro. Quando hai successo, desideri fare qualcosa per l'altro, vuoi che i pasti diventino gesti sociali. Era dicembre, ascoltavo le parole del Papa e dell'arcivescovo, è nato il desiderio di qualcosa per le periferie. Poi l'idea: andremo a cucinare gli avanzi degli altri padiglioni Expo. Pensate al passatello, una ricetta squisita fatta di briciole di pane e uovo. Abbiamo bussato alla porta della Chiesa di Milano e ci hanno aperto».
Davide Rampello, curatore degli eventi Expo, è si è entusiasmato del progetto. «Lo dobbiamo fare bello. Non nel senso della grande bellezza, ma della bellezza che fa riferimento alla generosità, che rimette insieme il bello e il buono. Un modo di sentire il bello che si è perso». Il kaloskagatos dei Greci nella Milano dell'Expo. Rampello ha chiamato gli amici designer: Mario Bellini, Gaetano Pesce, Matteo Thun, e ha chiesto loro: “mi disegnate un tavolo da otto persone?”. Maurizio Riva, grande falegname, li realizzerà in quercia. Mimmo Paladino, Enzo Cucchi, Carlo Benvenuto, Maurizio Nannucci, Giuseppe Penone creeranno un'opera d'arte pensata per il Refettorio. Sarà una mensa per i poveri ricca di bellezza.
Il progetto è stato presentato in Curia, perché ha trovato l'entusiasmo della Caritas e la benedizione dell'arcivescovo, Angelo Scola. Presenti, al fianco del cardinale, Bottura, Rampello e l'amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala.

Scola commenta: «Non c'è niente di snob, ma il desiderio di una solidarietà umana che scavalca stili di vita, scavalca il censo, nasce dal desiderio di dare nuova speranza alla città». E oltre: «Vorrei che il refettorio facesse sorgere di più in Milano questo desiderio di infinito».

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