Sabrina Cottone
Privatizzare la Scala. Lidea può sembrare estrema, soprattutto in tempi in cui la Provincia chiede di entrare nel cda con forza. Non lo è per i liberisti di «Milano per il mercato», lassociazione che ha tra i suoi scopi statutari il pressing per le privatizzazioni presso i candidati sindaci. A guidare loperazione lavvocato daffari Alessandro De Nicola, che ha presentato una top five delle priorità: difesa della proprietà, privatizzazioni, traffico, liberalizzazione e cultura. A dare il via a «Milano per il mercato» anche il senatore diessino Franco Debenedetti: «Queste cose sono necessarie per ridare alla città lo smalto che ha un po perduto. Ci si aspetta molto da Milano in termini di innovazione».
Tra i soci il commissario dellAntitrust, Antonio Pilati, che lancia un allarme destinato a risuonare alle orecchie del presidente della Provincia, Filippo Penati, che invece di vendere continua a comprare azioni della Serravalle: «LAntitrust dovrà guardare con attenzione a ciò che avviene a livello locale. A livello nazionale il tema delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni negli ultimi dieci anni è andato avanti, a livello locale è molto più arretrato e la rete di vincoli alla concorrenza è molto forte. È una maglia che, restringendo la competizione, danneggia la vita dei cittadini». De Nicola è ancora più esplicito: «Non cè motivo per cui il Comune e la Provincia debbano possedere quote di proprietà in autostrade, Sea, Aem, nettezza urbana e trasporti». Michele Calzolari, presidente di Assosim, spinge anche sullacceleratore della quotazione in Borsa: «È un esempio di impresa privatizzata ma non liberalizzata».
Insomma, privatizzare bene e privatizzare tutto. A partire dalle licenze dei taxi, passando per i trasporti pubblici e per finire con il tempio della lirica. De Nicola argomenta la sua proposta: «Proviamo a mettere in vendita la Scala, vediamo se cè qualche privato disposto a comprarla, qualcuno disposto a prendersi lonore e lonere. Il Piermarini - spiega - è un bene pubblico riconosciuto in tutto il mondo. Così comè è in perdita, consuma denaro pubblico e i privati che erano entrati danno segnali di disimpegno. E poi è immorale che i poveri debbano pagare i divertimenti dei ricchi e questo è ciò che attualmente accade usando il denaro pubblico per ripianare i conti della Scala». E il rischio che si faccia altro che non sia la lirica? «Nessuno comprerebbe la Scala per farne un supermercato, ma serve qualcuno che rispetti la logica dei costi e aumenti il numero degli spettacoli». Chi potrebbe essere quel qualcuno? «Non per forza la General Electric, anche un privato come Bill Gates o una fondazione».
Inevitabile venire al dunque politico e cioè chi sarà il candidato di riferimento di «Milano per il mercato». I soci scantonano, giurano di voler sostenere chi promette di liberalizzare di più.
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