Coronavirus

"Mi sono operata in Calabria per scelta. E non sono pazza"

Giusi, milanese, è andata a Reggio per un intervento alla tiroide che, per l'emergenza, qui veniva rinviato

"Mi sono operata in Calabria per scelta. E non sono pazza"

Sembra una follia ma in questo caso non lo è. Tutti avevano bollato l'iniziativa presa da Giusi, come una scelta assolutamente incosciente, sbagliata, da biasimare. Amici, parenti, colleghi tutti le avevano sconsigliato di farlo, invece ha avuto ragione lei. Storia di un viaggio al contrario, dal Nord al Sud per farsi curare, o meglio di viaggio di una cittadina milanese che ha scelto di farsi operare a Reggio Calabria, in una regione che in questi tempi tra commissari che vanno e vengono, pare proprio non trovare pace. Una storia a lieto fine.

Succede che Giusi, dipendente di Regione Lombardia, nel 2019 scopre di avere tre grossi noduli alla tiroide, dopo essersi sottoposta a una visita specialistica in un prestigioso ospedale della città, e aver fatto l'ago aspirato, le viene proposto di fare un intervento in termoablazione: sostanzialmente si tratta di iniettare nel nodulo un liquido che lo avrebbe ridotto del 50 per cento. «Il medico non si sbilanciava, non mi ha dato nessuna spiegazione, nè indicazione terapeutica più precisa. Ho scoperto poi che non aveva nemmeno colto la gravità del mio caso: il rischio era che il mio nodulo, diventato molto grosso, deviasse la trachea», spiega . Alla fine, con un po' di timore, decide di operarsi. Alla prima visita a gennaio scopre però che il nodulo non si è ridotto per nulla, alla seconda che si è addirittura ingrandito.

Sempre più preoccupata decide di tentare con un endocrinologo di un altro ospedale milanese, che le illustra la situazione: i noduli vanno tolti perché stanno dando importanti disturbi di compressione, ma le operazioni differibili e non urgenti sono bloccate perchè gli ospedali sono sotto pressione. Giusi è sempre più preoccupata.

Per fortuna un amico le fa il nome di Fortunato Zappia, chirurgo specialista nel settore che opera a Reggio Calabria. «Dopo averlo contattato telefonicamente ed essere stata informata minuziosamente sui rischi che avrei corso ho deciso di affidarmi a lui e farmi operare. La data dell'intervento? Immediata: 19 novembre. E stiamo ovviamente parlando di un intervento con il sistema sanitario in un ospedale privato convenzionato. Quando decido di partire tutti mi danno della pazza». Giusi, che parte in auto con il nipote, viene fermata tre volte in autostrada: «Anche i poliziotti erano increduli del fatto che una lombarda andasse in Calabria a farsi operare». Così gli stessi medici del Policlinico Madonna della Consolazione di Reggio Calabria: «Il giorno dell'intervento mi hanno chiesto ripetutamente se fossi davvero milanese...».

Il trattamento che Giusi riceve in ospedale è eccellente: «Arrivata vengono sottoposta a un tampone, il giorno dell'operazione mi viene fatto un test rapido - racconta - mi hanno spiegato che al Policlinico il personale medico viene tamponato tutti i giorni e nessuno al di fuori di loro e dei pazienti può entrare. Sono rimasta stupita, in positivo, di constatare un'organizzazione perfetta al Policlinico Madonna della Consolazione, sia sul piano professionale che per l'accoglienza e la cortesia dimostratami. Ed ero una paziente qualsiasi. Il mio caso non era di normale routine per alcune problematiche pregresse ma si è svolto senza intoppi e dopo due giorni sono stata dimessa e sono ripartita alla volta di Milano. Durante il ricovero non ho fatto alcuna terapia tranne una flebo, niente antibiotici, niente altri farmaci. La sera stessa ho potuto bere una tazza di tè e gustarmi un gelato. Non mi sono stati dati punti di sutura e non è stata prescritta alcuna medicazione». E dire che Giusi è rimasta in sala operatoria per circa un'ora e mezza e che l'intervento si è dimostrato molto più complesso del previsto. «Non ho nessuna intenzione di denigrare la sanità della mia regione, anzi.

Ma in questo momento che la Sanità calabrese è sotto attacco dall'esterno e perfino dall'interno mi sembrava giusto portare questa testimonianza - conclude- che rende omaggio a quei professionisti che lavorano bene lontano dai clamori e dalle luci della ribalta non solo nell'Italia più organizzata ma anche nella povera Calabria».

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