Un milione e seicento turisti hanno affollato le strade della città solo nel mese di luglio, facendo registrare un aumento del 5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. Milano è la quattordicesima meta turistica al mondo secondo la classifica Global destination cities index con 8 milioni di presenze: un patrimonio, accumulato con tanto lavoro e impegno negli ultimi tre anni, grazie alla rampa di lancio di Expo, che rischia di essere polverizzato dal disegno di legge sull'obbligo delle chiusure domenicali. Il tema, per quanto riguarda Milano ma non solo, è la classificazione di città turistica, che permette di derogare alle imposizioni del ddl presentato dal ministro dello Sviluppo economico Luigi di Maio. L'obbligo, al momento, riguarda gli esercizi commerciali, fatta eccezione per i pubblici esercizi, che cadrebbe per le città turistiche (o per il loro centro storico, questo ancora non è chiaro). Una tragedia non solo per i commercianti, ma anche per l'immagine internazionale di Milano città turistica, per il suo brand e per tutto l'indotto collegato.
«Milano è un città turistica a tutti gli effetti - spiega l'assessore comunale al Turismo Roberta Guaineri- e fa parte di un network con Firenze, Roma, Venezia e Napoli che lavora per sviluppo di un turismo sostenibile. Non si può certo riferire il discorso al solo centro storico, ci sono quartieri come la cosiddetta Milano verticale, da piazza Gae Aulenti a City Life, così come luoghi storici come la Darsena o l'Isola che sono meta di pellegrinaggio per chiunque passi in città, e che non rientrano in zona 1». Le contromosse di Milano però saranno fatte in squadra: «Cercheremo la collaborazione delle altre città, così come della Regione, per rendere questo disegno di legge compatibile con le esigenze e le specificità di Milano e dei luoghi turistici». Per quanto riguarda le Olimpiadi «crediamo nel progetto - spiega Guaineri - e lo portiamo avanti con chi crede nella nostra impostazione: con il Veneto lo presenteremo oggi».
Ma anche a Roma c'è chi la pensa allo stesso modo: «Faremo la nostra battaglia - attacca Alessandro Colucci membro della X Commissione Commercio della Camera - per permettere a Milano di competere con le altre città europee».
Preoccupazione serpeggia anche nel mondo della ristorazione, che nonostante sia scampata alla mannaia dell'obbligo della chiusura domenicale, risentirà dell'effetto negativo delle saracinesche abbassate. «Sembra un ritorno al passato - commenta Lino Stoppani, presidente nazionale di Epam - ormai i ritmi delle città sono cambiati, così le abitudini dei suoi abitanti. Difficile pensare di tornare indietro adesso».
Contrari anche gli albergatori che considerano «anacronistica» la misura. «Anche se Milano ha ancora una vocazione business, il turismo leisure è passato dal 40 al 60 per cento. Non solo, chi non viene a Milano per affari punta sullo shopping...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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