Sabrina Cottone
«Se toccasse a me decidere porterei tutta Raidue a Milano, compreso il telegiornale, così Raiuno diventerebbe la rete di Roma e Raidue la rete di Milano. Nascerebbe una competizione che farebbe un gran bene alla Rai». Lassessore alla Cultura Stefano Zecchi non ha competenze sulla Rai, ma lo studioso Stefano Zecchi, professore di Estetica alla Statale e autore de Luomo che guarda, libro integralmente dedicato alla tv, ha le idee chiarissime sul tema e molto gusto nellesprimerle. «È assurdo che a Milano non ci sia una parte determinante della programmazione Rai» osserva da Norimberga, dove è in vacanza studio, alle prese con una ricerca sul romanticismo per luniversità di Hegel.
Il trasferimento di Raidue a Milano è stato già deciso, adesso manca lattuazione. Che vantaggi potrebbe avere la città con una rete realmente milanese?
«Portare una rete Rai a Milano significa incrementare nuove sinergie, per esempio con il sistema editoriale del quale la città è indubbiamente la capitale. Queste nuove sinergie, così ricche di potenzialità, porterebbero benefici sia a Milano che alla Rai. A patto che le autonomie nel fare siano reali».
Pensa che anche linformazione e quindi i telegiornali dovrebbero essere decentrati?
«Certamente, dovrebbe trattarsi di una rete del tutto autonoma. E poi, se fosse per me, regionalizzerei totalmente la terza rete, in modo che anche i programmi di approfondimento possano essere per così dire federati».
Spesso si lamenta la mancanza di iniziative culturali pensate per i giovani. Ha in mente qualche progetto che va in questa direzione?
«Vorrei realizzare al più presto una Casa del jazz, sul modello della Casa della Poesia alla Palazzina Liberty. Non ho ancora individuato larea definitiva, ma lassessorato sta studiando una collocazione a costo zero per il Comune, proprio come è avvenuto con la Casa della Poesia. Quel che manca a Milano e ai giovani non sono le iniziative ma un tessuto culturale cittadino che faccia ricircolare le idee e le metta in relazione. Ecco perché penso a una Casa del jazz».
Il ministero dei Beni culturali ha fissato per il prossimo quindici ottobre la Giornata della contemporaneità. Per Milano sono in cantiere progetti studiati su misura?
«A Milano non sarà una sola giornata ma unintera settimana, perché la città è sempre stata la modernità, ha anticipato mode e tendenze. Abbiamo già realizzato il logo Mc, Milano contemporanea e le iniziative riguarderanno anche il mondo della ricerca medica e scientifica».
In che modo sarà coinvolto il mondo della ricerca?
«Con incontri pubblici che ci consentano di capire che cosa si aspettano i ricercatori dalla città e che al contempo permettano ai cittadini di essere informati sui risultati della ricerca medica e scientifica».
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