Cronaca locale

Milano, così il circolo ricreativo del Fatebenefratelli guadagnava con le macchinette abusive

Distributori automatici abusivi al Fatebenefratelli: i nuovi vertici dell'ospedale milanese chiedono la resitituzione di 500mila euro per i mancati guadagni al circolo ricreativo dei dipendenti

Milano, così il circolo ricreativo del Fatebenefratelli guadagnava con le macchinette abusive

Si sarebbero messi in tasca oltre 500mila euro grazie ai proventi di decine di distributori di bevande installati abusivamente all’interno dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano.

A finire sul banco degli imputati è il Cral, il circolo ricreativo dei dipendenti dell’ospedale, di fatto equiparabile ad un sindacato, che negli anni avrebbe incassato centinaia di migliaia di euro grazie alle macchinette che distribuiscono caffè e bottigliette d’acqua, posizionate nei corridoi del nosocomio senza aver chiesto alcuna autorizzazione all’azienda. E ora, rivela il Corriere della Sera, i nuovi dirigenti ospedalieri, tramite il proprio ufficio legale, hanno chiesto all’associazione di restituire il maltolto: 475.125 euro, tra mancati guadagni e consumo di acqua ed elettricità. Ma dove siano finiti i soldi, per ora, resta un mistero. Fatto sta che il business è andato avanti per sette anni, dal 2011 al 2018, forse, ipotizzano dal Corriere, con un tacito accordo tra il circolo e chi all'epoca gestiva il nosocomio.

Non è neppure la prima volta che l’associazione ricreativa finisce sotto la lente di ingrandimento dei giudici. Dieci anni fa proprio un’inchiesta del quotidiano di via Solferino portò alla luce le magagne di alcuni sindacalisti del Cral che avevano messo in nota spese migliaia di euro investiti in vacanze, serate a teatro, ricariche telefoniche e benzina.

Ora le 38 macchinette automatiche verranno smantellate e sostituite con quelle dell’azienda che due anni fa si aggiudicò la regolare gara d’appalto.

Inutili le proteste della ditta che forniva i vecchi distributori: secondo i giudici non esisterebbe un solo documento che provi come l’operato dell’associazione fosse approvato dai dirigenti dell’ospedale.

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