Cronaca locale

Da Milano a Firenze e da Firenze a Milano, il Quarto Stato torna alla GAM

L’opera di Pelizza da Volpedo, dopo i festeggiamenti del 1° maggio, torna a casa, alla Galleria d’Arte Moderna

Da Milano a Firenze e da Firenze a Milano, il Quarto Stato torna alla GAM

La grande tela “Il Quarto Stato” dipinta da Giuseppe Pellizza da Volpedo da luglio 2022 è conservata ed è possibile ammirarla al primo piano delle collezioni permanenti nella Galleria d’Arte Moderna (GAM). Grazie al contributo di Banco Bpm è stata esposta dopo la Seconda Guerra Mondiale nella sala consiliare di Palazzo Marino, poi spostata alla Galleria di Arte Moderna nel 1980, nel 2010 e per molti anni nel Museo del Novecento in Piazza Duomo e dal primo maggio di quest’anno fino al 30 giugno nel Palazzo Vecchio di Firenze.

La nuova collocazione che si pensa possa essere definitiva è stata progettata per una visione ideale della grande opera, da lontano per ammirarne l’impianto scenografico, ma anche da vicino per scoprire la straordinaria tecnica pittorica. L’esposizione a Firenze, nel Salone dei Cinquecento, cuore di Palazzo Vecchio, è avvenuta grazie alla collaborazione dei due Comuni, di Firenze e di Milano e al prestito del Museo del Novecento che, date le dimensioni dell’opera (cm 293x545), ha provveduto a un eccezionale trasloco, prelevando il quadro con una gru, dopo averlo sottoposto a scansione 3D e ripulito, prima di imballarlo e caricarlo su un camion speciale. La città di Firenze ha potuto così festeggiare il 1° maggio, Festa Internazionale dei Lavoratori, con Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, opera che rappresenta da sempre la forza e lo spirito del lavoro nella marcia come rivendicazione politica e sociale. Inoltre l’artista aveva qui frequentato l’Accademia di Belle Arti, allievo di Giovanni Fattori, studiato i capolavori del passato e le più moderne tecniche artistiche.

Dario Nardella, sindaco di Firenze, si è così espresso: "Il Quarto Stato, che sarà a Firenze in prestito da Milano fino a fine giugno, porta nel cuore del Governo cittadino un’opera che è innanzitutto un simbolo potente della storia della lotta dei lavoratori per l’affermazione dei propri diritti. La marcia dei braccianti di Pellizza da Volpedo che chiedono pane e dignità porta con sé non solo il valore culturale ma diventa un evento, una performance che avrà una risonanza che va al di là dei valori artistici ed espressivi propriamente detti contenuti nella tela: il Quarto Stato diventa così un messaggio che commistiona l’arte con gli ambiti sociali, economici e lavorativi e che sarà corredato da altri appuntamenti di approfondimento su questi temi"

Significativo anche l’intervento di Giuseppe Sala: "Mi fa effetto vedere il quadro qui a Firenze perché Il Quarto Stato è il simbolo di Milano. Ma sono contento che sia qui. Perché è il simbolo di Milano, perché ogni città è unica per qualcosa, Milano è unica nel fatto che aggrega le genti che arrivano da ogni dove attraverso una specie di religione del lavoro. Ama il lavoro, dimostra voglia di lavorare e sei milanese. Se cammini per Milano e chiedi chi è milanese di origine sono pochi, tra i residenti ci sarà il 10 percento. Il nostro essere accoglienti nasce dal fatto che abbiamo un animo solidaristico, chiamiamo ad essere partecipi di un progetto di crescita che si basa sul lavoro. Il segreto di Milano è che non importa da dove vieni e chi sei, ama il lavoro e sei dei nostri".

La tela è stata presentata la prima volta al pubblico nel 1902, all'Esposizione internazionale di arte decorativa moderna di Torino, con la speranza dell’artista che potesse essere acquistata da un ente pubblico o museo. L’opera non venne compresa, anzi fu ripugnata dai benpensanti e dai politici in quanto rappresentava una scena di rivolta o di sciopero. Ritorna a far parlare di sé durante gli scioperi operai dopo la vittoria dei socialisti radicali alle elezioni politiche del novembre 1919 di Milano, un anno prima dell'acquisto dell'opera da parte del Comune.

La città di Milano ha un legame molto forte con Il Quarto Stato, durante l’Expo del 2015 fu scelto come una della sei opere d’arte che rappresentavano la città. L’opera fu acquistata nel 1920 per 50mila lire, grazie a una raccolta fondi promossa dal sindaco socialista Emilio Caldara, una sottoscrizione popolare (cioè direttamente con le donazioni dei cittadini) e conservato nella Sala della Balla del Castello Sforzesco.

Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), artista originario della provincia di Alessandria, di umili origini, aderì ben presto alle idee socialiste, convinto che l’artista doveva contribuire con il suo lavoro al dibattito delle problematiche della società a lui contemporanea. Il Quarto Stato, opera dalle grandi dimensioni, realizzata tra il 1898 e il 1902, diventò simbolo del proletariato, manifesto delle lotte e rivendicazioni sociali dell’epoca, lavoratori e lavoratrici sono infatti i protagonisti del quadro. L’ambientazione è quella delle campagne di Volpedo e i personaggi erano gli abitanti della cittadina, la classe lavoratrice, figure di uomini, donne e bambini studiati dal vero. La tecnica è quella divisionista, la struttura della composizione in orizzontale mette in evidenza un gruppo compatto che avanza verso di chi guarda, guidato da tre figure poste in primo piano, due uomini e una donna con in braccio un bambino, che rappresentano il futuro cambiamento. La marcia non è violenta ma forte e silenziosa nel suo avanzare verso il riscatto.

Il titolo dell’opera si riferisce a un termine nato durante la rivoluzione francese per indicare la classe lavoratrice degli operai, contadini e artigiani, considerata la più bassa della società, durante la rivoluzione industriale però ha assunto il significato di classe operaia.

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