Ormai era arrivato a una sorta di delirio che lo spingeva a inviare compulsivamente fino a due lettere al giorno a più disparati destinatari: sindaci di grandi città, Governatori di Regione persino il presidente francese Hollande. Sempre contenente minacce, alternando solo le sigle, una volta era Cac, Con Attacco Chimico, altre volte Br internazionali Curcio. Dietro però sempre la stessa mano, quella di un signore di 58 anni, celibe, disoccupato, a carico della mamma di 90 anni, e che una volta fermato dalla Digos ha ammesso ogni sua responsabilità.
Finisce dunque dopo oltre 60 missive, l'attività dell'anonimo «terrorista» che una qualche piccola apprensione aveva suscitato nelle autorità, perché non si sa mai che deriva psichiatrica possa prendere una mente del genere. Un impegno martellante iniziato circa tre mesi fa con le prime lettere inviate a politici vari con acclusa una bustina di zucchero, spacciata con un po' di fantasia come simil antrace o qualcosa del genere, e l'esplicita minaccia «Con Attacco Chimico». Con una prosa un po' zoppicante, a essere indulgenti, la lettera faceva poi riferimento all'imminente ripresa della lotta armata. Poi è cambiata la sigla, diventata «Br Internazionali Curcio», è sparita la bustina di zucchero, ma il ritmo degli invii e il tipo di destinatario sono rimasto gli stessi. E così in questi tre mesi le buste sono piovute sulle scrivanie del sindaco Giuliano Pisapia, della sua vice Ada Lucia De Cesaris, del Governatore Roberto Maroni e del consigliere regionale Riccardo De Corato. Ma anche dei primi cittadini di Venezia e Firenze, del governatore laziale Nicola Zingaretti, fino a varcare i confini nazionali e giungere all'ufficio del presidente francese François Hollande.
Va riconosciuto all'aspirante terrorista un certo impegno perché anche se il tono delle missive e delle minacce restava sempre sulla stessa falsariga, vergava di suo pugno ogni singola lettera. Non solo, ma ogni busta era regolarmente affrancata. Un'attività continua e indefessa che ha costretto la Digos a intervenire con una certa energia per riuscire a individuarlo e bloccarlo. La polizia si è messa in contatto con le Poste, sollecitando la massima attenzione nelle «lavate» per segnalare ogni busta sospetta. Un lavoro non certo difficile, visto che molte lettere portavano una sgangherata stella a cinque punte nella busta. E che in tempo di e.mail, la corrispondenza circolante ha raggiunto ormai minimi storici. E così un po' alla volta le ricerche si erano focalizzate a Cremona, individuando in particolare tre o quattro buche delle lettere.
Ieri mattina alcuni agenti della digos milanese si sono appostati nei pressi dei punti dove con ogni probabilità di sarebbe materializzato l'anonimo brigatista finché è stato individuato. Un lavoro semplificato dal fatto che durante l'intera mattinata, in quella buca erano state infilate solo due lettere. Una era appunto del «terrorista» ed era indirizzata al presidente della Provincia Guido Podestà. L'uomo è stato prontamente fermato dal personale della Digos e alla fine si è rivelato, come del resto sospettavano gli investigatori, una persona con qualche problema di disagio psichico. Ha 58 anni, un passato di impiegato in un società di assicurazione ma da anni senza lavoro. Non ha né moglie né figli, e vive in provincia di Lodi con una madre di oltre 90 anni che lo mantiene con la sua pensione. Non ha precedenti di sorta, né trascorsi militanti in qualche formazione di estrema sinistra.
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