Un mondo di carta per raccontare l’Italia del design

Un mondo di carta per raccontare l’Italia del design

Alla vigilia dello tzunami della settimana del Mobile, con il suo mare magno di mostre localizzate ovunque in tutta la città, Triennale quest’anno sceglie di bandire l’oggetto e seguire una via «filosofica». Il quinto allestimento del Design Museum, tappa di riferimento per i visitatori soprattutto stranieri che vogliano fare il punto sulla storia del made in Italy, guarda infatti a una disciplina tutt’altro che secondaria nella promozione della creatività: ovvero la grafica, che in Italia per tutto il Novecento ha saputo tracciare il solco in tutti i campi della cultura, dall’editoria alla pubblicità, dalla politica all’urbanistica. Un passaggio fondamentale, dunque, quello ideato da Silvana Annichiarico e impaginato dall’immancabile Fabio Novembre; una sorta di pausa di riflessione fatta solo di carta che servirà a ripensare noi stessi durante il viaggio in apnea nei Saloni e nel Fuorisalone tra progetti e oggetti d’uso probabile (o improbabile). Il viaggio intelligente proposto da Triennale dribbla per una volta la frenesia dei materiali e ci invita a ristudiare la galassia Gutenberg, a partire dalla rivoluzione tipografica futurista per scivolare nei mille rivoli del graphic design che ha modificato il nostro modo di vivere reinventando la cultura del prodotto ma anche l’immagine della città. All’interno di un coloratissimo allestimento dove gli spazi sono suddivisi da pagine giganti e scatole cinesi, ecco una storia d’Italia raccontata attraverso marchi, lettering, manifesti e locandine, dove sono riconoscibili i loghi che hanno segnato la nostra infanzia, firmati da grandi creativi come Bruno Munari, Armando Testa, Bob Norda, Abe Steiner e altri guru della cultura visiva. Il percorso si articola per aree e tipologie: Lettera, Libro, Periodici, Cultura e Politica, Pubblicità, Imballaggi, Identità visiva, Segnali, Film e video. La mostra è gradevole e ci conduce in un mondo in cui sono evidenti le contaminazioni che avanguardie e neoavanguardie hanno impresso nei decenni al mondo editoriale e pubblicitario, ma anche a quello politico che sui manifesti elettorali e nelle prime pagine dei quotidiani di partito ha vestito gli slogan di simboli e caratteri indimenticabili. Di stanza in stanza, si passa dalle pubblicazione politiche degli anni ’70 alle pubblicità dei marchi del boom economico, dalla grafica della Linea 1 della metropolitana del capoluogo lombardo alle scatole di prodotti, per passare poi a riviste e quotidiani.
«Sono decenni che non si realizzava una mostra di ampio respiro su questa disciplina, considerata da molti di serie B e a cui noi vogliamo ridare la giusta autorevolezza», ha spiegato alla presentazione il direttore del museo Silvana Annichiarico, mentre il presidente Carlo De Albertis ha sottolineato l’intenzione dell’istituzione di «dare spazio a tutte le componenti dell’arte: dal design all’architettura, dai nuovi media alle installazioni» e ha giudicato la scelta del tema della nuova edizione la dimostrazione che «il rapporto della Triennale con il sistema produttivo del territorio è realmente esploso».
L’obbiettivo di questa mostra, ha poi spiegato l’Annichiarico, era di «fare un pò di ordine nelle caselle», in un settore artistico «che non è affatto di serie B ma a cui non è mai stata dedicata una mostra di ampio respiro». Una scelta, ha detto, incoraggiata anche dai risultati della scorsa edizione, «La Fabbrica dei Sogni», che ha chiuso con 160mila spettatori segnando un trend di netta crescita rispetto alla seconda e alla terza edizione rispettivamente con 117 mila e 142mila visite. «La quarta edizione, nel 2011, ha portato con sè al museo 13 mostre e 180 laboratori didattici, producendo 9 pubblicazioni».

Ma i riflettori sul graphic design non sono affatto casuali in una regione, la Lombardia, che in questo settore vanta dei primati, come sottolinea Camera di Commercio. Tra i settori più dinamici, negli ultimi 12 mesi, a Milano svetta con un più 81,1% proprio quello dei disegnatori grafici mentre a diminuire, strano a dirsi, è stato quello del disegno web.

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