Cronaca locale

Da Montanelli parte la caccia. Ma la storia è piena di impuri

Se andiamo avanti così, nessuno sarà più al sicuro. La regola, terribile, è nota: «A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura»

Da Montanelli parte la caccia. Ma la storia è piena di impuri

Ormai sembra non esserci più un eroe degno di meritarsi una statua. O perlomeno: una statua al riparo da critiche, imbrattamenti, abbattimenti. Da Giulio Cesare (un suo monumento è stato vandalizzato nelle Fiandre) a Winston Churchill (del quale sappiamo già tutto), passando per Montanelli (il casus belli italiano) fino a D'Annunzio (è stata contestata anche la statua che gli ha dedicato la città di Trieste l'estate scorsa: e Giordano Bruno Guerri ha invitato i neotalebani a provare a toccare quella che c'è al Vittoriale...).

Se andiamo avanti così, nessuno sarà più al sicuro. La regola, terribile, è nota: «A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura». La follia ipercorrettista non conosce limiti né buon senso. Qualsiasi personaggio storico, trovando il punto di vista adatto per giudicarlo, può essere condannato. L'altroieri, sui social, non sappiamo se per una boutade o per convinzione, una nota scrittrice ha fatto notare che «se Milano voleva rendere omaggio a un toscano significativo e simbolico per la storia della città quanto a pensiero e scrittura, doveva dedicare una statua a Bianciardi».

Che - dal nostro punto di vista è un'eccellente idea: adoriamo Bianciardi - ma prima o poi qualche comitato neofemminista probabilmente contesterà una statua dedicata a un pornografo che collaborava a Le Ore, Kent e Playmen - riviste che umiliano la figura e il corpo della donna - mentre i gruppi di cattolici tradizionalisti avrebbero da ridire sul monumentalizzare un cattivo esempio (per loro) di marito - scappò dalla moglie - e alcolista cronico...

Quindi, cosa facciamo? Qualcun altro, ieri, ha invece suggerito di sostituire la statua di Montanelli con una dedicata a un vero scrittore milanese acquisito: Dino Buzzati. E a noi, personalmente, va ancora meglio. Speriamo che il fondatore di questo Giornale non ci senta, ma ai suoi saggi e pamphlet abbiamo sempre preferito Un amore o i racconti della Boutique del mistero... Ma domani, o dopodomani, qualcuno potrebbe avere qualcosa da dire su una statua eretta in onore di uno scrittore che (come altri intellettuali, artisti e attori: Mastroianni, Albertazzi, Ferreri, Chiari, Vianello, Tognazzi, Pratt, Comisso, Sironi, Burri, Calindri, Dapporto, Berto, Dario Fo e appunto, secondo alcune biografie, ma basta un'ombra ormai, Buzzati) passò, in un modo o in un altro, volontario o costretto dalle circostanze, sotto le bandiere della Repubblica sociale di Salò. E quindi? Ancora.

Ieri su Repubblica Alberto Scerbanenko, figlio di Giorgio Scerbanenco, proponeva di trasformare la statua di Montanelli in una statua dedicata a suo padre. Magnifico! Idea straordinaria, per noi. Ma se poi domani, dopo o dopodomani, qualcuno trovasse sconveniente dedicare un monumento a un giornalista che - come molti suoi colleghi: l'elenco è sterminato - fino al '43 collaborò pagato e senza fare una piega (e giustamente: doveva pur vivere) col Corriere della sera fascistizzato? Già, come si fa? Alla fine, nel dubbio, meglio tenerci la statua di Montanelli.

Luigi Mascheroni.

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