Moschee, il Comune ora accelera: sì a sedi nuove o "regolarizzate"

La giunta approva all'unanimità una delibera urgente che apre ai centri islamici. Entro gennaio l'albo, poi la messa a norma dei centri vecchi o l'apertura di altri

La preghiera dei fedeli musulmani all'Arena di Milano
La preghiera dei fedeli musulmani all'Arena di Milano

L'Albo delle associazioni religiose nascerà entro fine gennaio. La giunta Pisapia ha fissato i tempi: giorni fa ha votato le linee guida, tra una decina di giorni la pubblicazione dell'avviso pubblico e la raccolta delle iscrizioni resterà aperta circa un mese e mezzo. «Data l'urgenza» la delibera è stata votata all'unanimità ed è quindi «immediatamente eseguibile». La Milano di Pisapia non può perdere altro tempo. O per dirla come il leghista Luca Lepore ieri in Commissione a Palazzo Marino, «ha ancora dei conti in sospeso dalla campagna elettorale». Vero che il popolo arancione un anno e mezzo fa si lanciava addirittura nella promessa di una grande moschea, e deve aver raccattato voti utili dal mondo islamico, ma con i mesi ha compreso che le tredici associazioni musulmane sono talmente divise tra loro che «non desiderano affatto un'unica moschea, per questo non ci siamo mossi» ha ammesso ieri il vicesindaco Maria Grazia Guida. Ma Lepore punta la lente sugli due ultimi punti della delibera, «il vero obiettivo dell'operazione». Per «promuovere il dialogo interreligioso» e sostenere «il diritto alla libertà di culto la giunta apre l'Albo, le organizzazioni dovranno siglare un Protocollo di impegni col Comune (come il rispetto delle regole su decoro urbano, occupazione del suolo pubblico nella preghiera, uso di mezzi a diffusione sonora, affollamento di spazi e parcheggi) e una Commissione di esperti valuterà se rispettano i requisiti. Vedi: copia dello Statuto, indicazione dei soggetti che ricoprono cariche direttive ed eventuali affiliazioni con altri enti pubblici o privati. L'iscrizione all'Albo - il passaggio che ha scatenato le polemiche del centrodestra - «potrà inoltre costituire elemento di facilitazione per la partecipazione a gare per strutture o aree a servizi religiosi». Le associazioni di culto potranno sia richiedere la messa a norma degli spazi che già usano o «beneficiare della destinazione di nuove aree o spazi pubblici e privati destinate all'esercizio del culto». Si va verso la regolarizzazione delle moschee di quartiere che già oggi di fatto esistono in garage e capannoni. Ma si apre anche alla concessione di spazi che il Comune assegnerà evidentemente a prezzi calmierati. Il Pdl Riccardo De Corato avverte: «Regolarizzare confessioni fuori dal Concordato è compito dello Stato non del Comune» è «giusto e utile aprire dei tavoli come in altre città, ma un'Albo è eccessivo e temo sia uno strumento per assegnare una sede al Centro islamico di viale Jenner, sotto sfratto ma anche al centro di inchieste per la frequentazione da parte di ex terroristi. I revisori dei conti hanno imposto al sindaco solo spese obbligatorie. Se verrò speso un solo euro ricorrerò alla Corte dei conti».

Il centro di viale Jenner peraltro dovrebbe modificare lo statuto: è associazione culturale e non di culto. Attendono l'Albo i 20mila fedeli della 100 chiese evangeliche in città, la rigidità della legge regionale solo a settembre ne ha sfrattate 4 da palazzi Aler.

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