«Nella Guerra di Mario c'è il mito dell'antieroe»

Edoardo Sylos Labini e Debora Caprioglio portano in scena un grande omaggio a Monicelli

Uno sguardo (da lontano) a Monicelli e uno, da molto vicino, sulla natura degli italiani e sulla storia di un paese forgiato nella dura prova della trincea. Ridendo e commuovendo, secondo le regole di una commedia di spessore «che oggi si vede sempre meno spesso nel cinema italiano». Ha senza dubbio ragione Angelo Crespi autore del testo «La Guerra di Mario» in scena, diretto e interpretato da Edoardo Sylos Labini, al Teatro Manzoni fino all'8 novembre (ore 20.45, ingresso 32-23 euro, info 02.76.36.901): il cinema di oggi ha la grande responsabilità di aver allontanato il pubblico italiano da quella narrazione che sapeva affiancare la risata, il sorriso mesto e quello amaro, in un circolo virtuoso dove tragedia e commedia finivano per dividersi lo spazio, e vincere entrambe. Presentata nella settecentesca cornice di Palazzo Cusani - sede del Comando Militare Esercito Lombardia - la piéce, ambientata sul fronte della Prima guerra mondiale, vuole essere una storia articolata di armi, amicizia e amore, vissuta da esseri umani comuni.

Mario, fante romano come tanti, disilluso e anti-eroico, costretto ad eseguire gli ordini militarmente insensati dei propri superiore, divide le durezze della trincea con militi provenienti da regioni diverse dell'Italia. Nei momenti di pausa dai combattimenti, il giovane conosce Adalgisa (interpretata da Debora Caprioglio), vedova di guerra passata alla prostituzione con un sogno americano nel cuore: rifarsi una vita oltreoceano. Dal loro amore nascerà una prova in grado di riscattare Mario come uomo e come soldato. «Dopo aver portato in scena personaggi celebri delle nostre radici, come Gabriele D'Annunzio e l'imperatore Nerone, volevo dare voce a un eroe dal basso, il milite ignoto – spiega Edoardo Sylos Labini – Con Crespi volevamo omaggiare il film La Grande Guerra di Monicelli, evitando però qualsiasi confronto con i mostri sacri che lo interpretarono, Gassman e Sordi innazitutto, e con quella precisa storia. Protagonista qui è l'amore tra Mario e Adalgisa, in una vicenda che fa ridere e commuovere. La cornice è quella di una guerra che, per la prima volta, forgiò l'italianità: uomini provenienti da tutte le parti del paese, ognuno vincolato al proprio dialetto, si confrontava con connazionali per così dire stranieri. Il testo non vuole essere militarista, non si negano gli errori dei generali che mandarono al macello tanti giovani. Ma non si può negare che da quell'unità forzosa sarebbe nata una coscienza italiana. Certo, venne anche la “vittoria mutilata“ che portò poi alla guerra civile tra fascismo e antifascismo che resiste ancora oggi e che dovremmo superare, nella ricomposizione delle divisioni pur nel rispetto della diversità». Sul palco, insieme a Sylos Labini e Caprioglio, altri quattro attori - Marco Prosperini, Francesco Maria Cordella, Gualtiero Scola e Giancarlo Condè - impersonanti commilitoni, superiori e un ufficiale nemico.

A dare un commento musicale dal vivo alla narrazione, secondo una formula cara agli allestimenti di Sylos Labini, è presente un quartetto vocale (sorta di coro greco rappresentante “i ragazzi del '99”) che esegue canti popolari sulla Grande Guerra.

Sul suo coinvolgimento, Debora Caprioglio ammette sinceramente: «Vidi Nerone l'anno scorso, mi piacque a tal punto l'originalità dello spettacolo che ho accettato a scatola chiusa questo progetto, la prima volta che Sylos Labini me ne parlò».

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