No alla liberazione «Celle inumane? Non mi compete»

Dieci euro al mese per dieci anni. È quanto si vedrà pignorato dalla pensione Carmen, 65 anni, per una multa elevata da un T-red sulle strade di Segrate. Lei fa parte delle centinaia di automobilisti a cui è arrivata una contravvenzione dal sistema di rilevamento ora al centro di un processo proprio a Milano. «Quando mi è stata consegnata – racconta la donna – era un periodo molto difficile per la salute di mio marito e per questo non me ne sono occupata». Quando ha avuto tempo di smistare la posta e di iniziare a pagare le fatture però era troppo tardi: la macchina burocratica si era messa in moto da tempo.
Di mese in mese la procedura, e l'aggravio di spese, è andata avanti e la signora si è ritrovata con un importo di 500 euro e soprattutto un procedimento in tribunale. Un passo a cui segue il pignoramento della pensione per un totale di circa mille euro: al conto si sono aggiunte anche le spese processuali. E almeno per ora la questione non è risolvibile per Carmen: «È vero che c'è un processo in corso sulla questione dei T-red – spiega Simone Valmori, l'avvocato che segue i procedimenti di riscossione crediti – ma non esiste ancora una sentenza che affermi senza ombra di dubbio l'irregolarità di quelle multe: per adesso ci sono le foto che accertano un'infrazione al codice della strada e se non la si è contestata subito ora è più difficile». E così adesso Carmen, nonostante le sue proteste, si vedrà togliere dalla pensione 10 euro al mese per il prossimo decennio perché è l'unica parte di ciò che incassa a essere pignorabile.
E lei non è la sola a essere in questa situazione. Le pratiche simili di cui il legale si è occupato negli ultimi due anni sono infatti la bellezza di 130, di cui un centinaio soltanto nel 2012. E si tratta di chi non ha già pagato la multa per risolvere più velocemente la questione: le contravvenzioni erano state diverse migliaia, in meno di un anno, quando scoppiò il caso nel 2007. La Procura si mise all'opera e per quelle telecamere semaforiche di Segrate sono andati a processo amministratori della società che le possedeva e del Comune, le richieste di condanna sono arrivate la settimana scorsa. La più pesante, su un totale di otto, è di 5 anni per Raoul Cairoli a capo della Ci.ti.esse, l'azienda che gestiva i cosidetti «semafori intelligenti» che secondo l'accusa formulata dal procuatore aggiunto Alfredo Robledo sono stati studiati apposta per fabbricare multe a raffica senza rispettare le regole. A seguire con pene di almeno un anno a pendergli sulla testa ci sono il comandante dei vigili e il sindaco.
E poi ci sono i risarcimenti per gli automobilisti che si sono costituiti parte civile. Una buona notizia per alcuni, meno per altro.

Dato che la possibilità di una condanna, affermano dal circolo Sel di Segrate, «ci preoccupa perché il risarcimento dovrà uscire dalle casse comunali già dilapidate». Mentre si aspetta, però, sia Carmen sia molti altri hanno dovuto pagare, in un modo o nell'altro, per delle multe che non sono sicuri di aver meritato.

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