No al radicalismo religioso. La Regione finanzia le scuole

In programma corsi per formare insegnanti e studenti. E nel mirino della legge c'è anche l'estremismo politico

No al radicalismo religioso. La Regione finanzia le scuole

Trentamila euro per prevenire il radicalismo religioso e politico nelle scuole: non sono tanti, forse, ma «si tratta di un primo passo» della giunta in Regione. Saranno all'inizio cinque le strutture pilota: formeranno insegnanti, 150 in tutto, ed elaboreranno progetti educativi per i ragazzi, con il coordinamento dell'istituto scolastico regionale. Poi si incontreranno in un convegno per elaborare un vademecum da distribuire negli istituti, in cui si spiega perché le idee estremiste «sono qualcosa di sbagliato». A spiegarlo è lo stesso assessore Riccardo De Corato: «D'altra parte sono proprio i giovani, lo si legge nelle cronache che parlano di foreign fighters, ad essere più influenzabili, strumentalizzabili e portati a posizioni radicali. Ci sono passato anch'io», ammette riferendosi alla sua passione politica di gioventù. Ma in questo progetto «credo fortemente: se si riuscirà a raggiungere un buon numero di studenti sia alle superiori che all'università sarà già un grande risultato». Di più: è «una legge che dovrebbe fare scuola in tutta Italia». Da oggi dunque i progetti potrebbero partire. E dovranno basarsi sul concetto di «educazione alla diversità», «per renderla una cosa positiva, visto che è una realtà di molte nostre scuole».

Un fondo regionale che già l'assemblea del Pirellone aveva indicato con un progetto di legge passato nello scorso consiglio, in una delle ultime sedute del 2017: è il 6 novembre e una sala unanime approva gli aiuti economici per i familiari o i sopravvissuti di atti terroristici. Si tratta ad esempio di una sospensione delle tasse regionali per tutto l'anno di imposta in cui si è verificato l'atto terroristico e per i tre successivi. Fuori dal coro, allora, rimasero solo i Cinque stelle che non parteciparono al voto definendo il provvedimento una «bandierina elettorale e propagandistica non necessaria». Intanto però nonostante le elezioni e il cambio di giunta, l'idea ha resistito in De Corato che già a novembre l'aveva difesa. Il rapporto con i grillini, però, su questo tema e su quello, connesso, dell'immigrazione, potrebbe rivelarsi, un nodo non difficile da sciogliere di fronte al nascituro governo giallo-verde. «I Cinque stelle sono malpancisti quando si parla di clandestini, rimpatri e problemi che gli immigrati creano nelle periferie: sono temi a cui non sono molto sensibili» commenta l'esponente di Fratelli d'Italia. In effetti come ministro dell'Interno non c'è dubbio che, per chi nel partito della Meloni guarda le cose da Milano, si fa il tifo per Matteo Salvini: «Mi fido certamente più di Salvini che di Di Maio» spiega De Corato. Ci vuole un Viminale «leghista o torniamo indietro». Ricadute sulla maggioranza regionale, con un avvicinamento dei grillini alla maggioranza? «Non credo», risponde.

«Qui è stato votato un programma, quello di Attilio Fontana che era di centrodestra. Mentre M5s aveva un suo candidato, Dario Violi, che giustamente ora siede nei banchi dell'opposizione. Un cambio senza passare dalle elezioni sarebbe difficile».

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