«Le terapie intensive e i reparti iniziano ad essere stressati a Milano. Dobbiamo essere attenti e ridurre al minimo i contatti. Dobbiamo ancora stringere i denti, perché se la situazione venisse lasciata a sé non può che peggiorare». Parola di Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi e direttore Sanitario dell'Irccs Galeazzi che ricorda l'importanza del servizio di pre-triage sulle ambulanze «per un'assistenza più rapida ai pazienti non gravi». All'aumento esponenziale dei contagi, infatti, si somma l'effetto panico che grava ulteriormente sui pronto soccorso.
Continua incessantemente da sabato l'attività di triage dei codici verdi con sospetta malattia infettiva all'area di via Novara. Un parcheggio, di proprietà di Palazzo Marino, trasformato in un «Check Point Clinico Avanzato» dedicato, al di fuori dei pronto soccorso. L'iniziativa, nata per volontà del direttore generale dell'Agenzia Regionale Emergenza Urgenza dell'area metropolitana, che gestisce il servizio del 118 nell'area di Milano e provincia, Monza e Brianza ha l'obiettivo di sgravare gli ospedali del Milanese dagli accessi ai pronto soccorso e soprattutto dal triage da Covid e accorciare le attese. Ieri pomeriggio è stato aperto un secondo Check Point all'autodromo di Monza, territorio che è stato investito con soffocante violenza dalla seconda ondata dell'epidemia per alleggerire il carico sui pronto soccorso del Nord Milano, un'area vasta e malata che arriva fino a Varese e Como.
Identico il meccanismo: anche in questo caso le ambulanze portano i pazienti in codice verde da sospetto Covid nell'area dedicata dell'autodromo dove i medici visitano il paziente ed eseguono il tampone rapido. Chi chiama il 118 viene sottoposto a un'«intervista» telefonica: i pazienti che dichiarano un sospetto Covid, ovvero febbre superiore ai 37,5 gradi e altri sintomi, difficoltà respiratorie, anosmia, diarrea, vengono portate al check point che provvede appunto a eseguire un ulteriore triage specifico, volto appunto ad accertare l'infezione da Sars-Cov-2. Il personale a bordo dell'auto medica sale sull'ambulanza per la visita, quindi senza far scendere il paziente, e sottoporlo a tampone rapido.
In una ventina di minuti si arriva a una prima diagnosi, da cui partono tre strade diverse: se il paziente risulta essere più grave del previsto, quindi passa da una classificazione di codice verde a codice giallo viene ricoverato in un ospedale di Milano. Se rimane un codice verde, ma è positivo al tampone, si propone al paziente di inviarlo, con il suo consenso, in un ospedale fuori dalla provincia, per il ricovero. Se, invece, la chiamata la 118 si rivela «nulla», ovvero si «scopre» visitandolo che il paziente non è grave e ha un tampone negativo, viene riportato a casa. Nella mattinata di ieri, per esempio sono stati visitati una ventina di codice verdi con sospetta malattia infettiva: di questi due sono stati riportati al domicilio, gli altri 18 sono risultati positivi. Domenica sono stati tre gli interventi che si cono conclusi con un ritorno al domicilio.
Così può capitare, anche se molto raramente, che ci siano pazienti che si aggravano tra la chiamata e l'arrivo al Check point, che vengono portate all'ospedale più vicino. Su 2000 circa domande che arrivano al giorno al 118, il 38 per cento sono dovute a sospette malattie infettive o problematiche alle vie respiratorie.
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