
Quest'anno darà buca al corteo del Gay Pride ma a Beppe Sala è bastato pubblicare sui social una foto con i calzini rainbow per attirare oltre 400mila visualizzazioni in poche ore e cementare la sua immagine di paladino dei diritti arcobaleno. «Sono fatto un po' così - ha raccontato ieri sul palco del Fuoricinema all'Anteo, intervistato dal vicedirettore del Corriere Venanzio Postiglione -. Cercavo un'idea» alla vigilia dei dieci giorni del Pride che culmineranno con il corteo del 29 giugno in Porta Venezia «e mi sono inventato questa immagine diretta associata a poche parole: Per una Milano dei diritti. E dei doveri». Con chi giorni fa gli ha lanciato la proposta di illuminare Palazzo Marino con i colori arcobaleno sabato prossimo non si era sbilanciato («non ci abbiamo pensato ma potrebbe essere una buona idea per i prossimi anni»), ieri ha ammesso che il Comune sta «esaminando un paio di ipotesi, in termini di illuminazione qualcosa faremo», ma non ha ancora svelato i luoghi. E l'associazione gay «i Sentinelli» alza ancora il tiro: «Abbiamo sinceramente apprezzato la foto del sindaco con le calze arcobaleno per salutare l'arrivo della settimana del Pride - è la premessa -. Possiamo però chiedere un passo in più? Simbolico ma significativo. Possiamo chiedere che venga esposta la Rainbow Flag da Palazzo Marino, dalla casa dei milanesi? La bandiera arcobaleno sventola su una marea di Comuni di tutto il mondo in questi giorni. Perché non lo facciamo anche a Milano? Dai, che si può».
Il consigliere regionale della Lega Gianmarco Senna lancia invece una sfida e un appello agli «omosessuali liberali». Dice «basta con le baracconate stile gay pride». La parata «sbandierata dalla giunta di Sala come baluardo della difesa dei diritti - sostiene Senna - in realtà è una mera strumentalizzazione politica, trita e ritrita, stantia, camuffata da assitenzialismo fuori epoca. Queste carnevalate sono superate e sarò davvero felice quando l'orientamento sessuale non influenzerà le scelte politiche, sociali, economiche delle persone. Ma quello che importa davvero sono i fatti». Rivolge quindi «un invito ufficiale a tutti gli omosessuali (e sono tanti) che non si riconoscono in questo Circo Barnum: fatevi avanti, incontriamoci nella nostra bella Milano, e davanti a uno spritz confrontiamoci e pensiamo, ipotizziamo una prospettiva condivisa di futuro. Per noi e per la nostra città. Potete scrivetemi via social: risponderò a tutti».
Contesta Sala anche l'assessore regionale alla Sicurezza ed ex vicesindaco Riccardo De Corato (Fdi): «Non tutti - sostiene - si riconoscono nelle carnevalate Lgbt che vedremo alla sfilata di sabato prossimo o nelle calze imbarazzanti del sindaco. E quanto sono costati la Casa Arcobaleno e l'Help Center? Milano, anche nel silenzio e senza carnevalate, negli anni non ha mai discriminato nessuno.
Tutti, anche personaggi di spicco omosessuali, penso a stilisti o cantanti, hanno sempre trovato una città aperta. Nonostante ciò, per fini sicuramente elettorali, qualcuno ha sentito il bisogno di dichiararsi paladino dei loro diritti».