«Non farò il direttore artistico Serve un assessore politico»

«Non farò il direttore artistico Serve un assessore politico»

Un ingresso in punta di piedi, come ben si addice ad un compositore che fino a oggi si è occupato prevalentemente di musica, per di più contemporanea cioè ricerca pura. Filippo Del Corno, neoassessore alla Cultura del Comune di Milano balzato alle cronache per essere subentrato alla burrascosa defenestrazione di Stefano Boeri, ieri si è ufficialmente presentato al pubblico all'inaugurazione di un ex fornace dell'Alzaia Pavese che sarà destinata dal Comune alla cultura, in particolare ad attività connesse alla lettura e dove farà tappa anche la manifestazione Piano city lanciata dal suo predecessore. Il ricambio a Palazzo Marino lo ha definito «assolutamente e tecnicamente ineccepibile». Ma chi sperava in nuovi colpi di scena o in squilli di tromba - trattandosi di un musicista - doveva necessariamente ricredersi.
Del Corno, classe 1970, tra le anime del think tank allargato – il gruppo dei cosiddetti «Mille» – che aveva steso il vittorioso programma elettorale di Pisapia, preannuncia il suo mandato nel nome di una continuità edulcorata da protagonismi e colpi di teatro. Il che, visti i precedenti di questi ultimi lustri, non è necessariamente un male. «Un politico deve fare il politico e un assessore alla cultura non può trasformarsi in direttore artistico della città, ma a lui spetta il ruolo di facilitatore politico delle proposte che già ci sono e che vengono dalla città. Milano non ha bisogno che vengano suggeriti contenuti, perchè ne è già molto ricca». Parole sante soprattutto dette da chi come lui conosce bene l'associazionismo musicale cittadino, tra i più preziosi in Italia. Nessuna volontà, da parte sua, di sparigliare le carte in tavola, vale a dire i progetti già avviati dal suo predecessore, «anche perchè sarebbe suicida e irrispettoso nei confronti delle energie già spese». Le sue energie, Del Corno, le spenderà soprattutto per favorire un ricambio generazionale e aumentare lo slancio propulsivo dell'offerta culturale in vista di Expo anche con nuovi progetti. «Dobbiamo mettere in campo - dice al Giornale - tutte le forze disponibili per coniugare contenuti, capacità di pensiero e attrattività dell'offerta per il grande evento del 2015. Occorre che tutta la città sia più consapevole di ciò che avverrà e a questo scopo dedicherò l'intero mese di maggio per dei veri e propri Expo-days in cui spiegare ai cittadini cosa li attende». Nessuna intenzione, per il momento, di assumere posizioni nette su questioni pressanti sul tappeto come il trasferimento della Pietà Rondanini al Castello Sforzesco («preferisco prima approfondire meglio la questione»), mentre annuncia la conferma di progetti già rodati come Piano City e Book City, mentre nuove idee potrebbero arrivare sull'anno verdiano 2013.


Il parametro fondamentale con cui verranno valutate le proposte sarà la sostenibilità, ha poi spiegato, «con una forte ricerca di condivisione con tutti i soggetti operanti, privati e pubblici. Quanto alle periferie, «va capita la giusta prospettiva per valorizzarle. Da parte nostra ci sarà la massima attenzione verso il pericolo più grande: affidare alla cultura un ruolo elitario, limitato al centro città».

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