«In questa indagine la Regione è parte lesa», ha detto il governatore Roberto Maroni ieri in consiglio regionale durante la sua relazione sulla vicenda Infrastrutture lombarde. Anticipando che sarà pubblicato oggi sul Burl, il Bollettino ufficiale di Regione Lombardia l'avviso pubblico per individuare il nuovo direttore generale dopo l'arresto di Antonio Rognoni nell'inchiesta sugli appalti legati alla holding regionale al lavoro tra l'altro sul cantiere Expo e che ha portato ad altri sette arresti. «Una scelta che sarà fatta esclusivamente tenendo presente le comprovate qualità professionali dei candidati in base al loro curriculum», Annunciando anche l'istituzione di una commissione d'inchiesta interna «per accertare che non ci siano state irregolarità nei procedimenti». Aggiungendo di non credere a un «complotto della magistratura», ma «non ci sarà alcuna copertura di eventuali illeciti compiuti da chicchessia». Dice di voler «capire se siano stati omessi dei controlli: sarà l'ispettorato a fare una verifica sulle procedure. Se vi sono state omissioni io interverrò. Ho tutto l'interesse a sollevare i sassi e vedere cosa c'è sotto. Prima succede meglio è». Anzi, proprio questa sarà l'occasione per una radiografia anche alle altre società della Regione: Finlombarda e Lombardia informatica che saranno sottoposte a un'audit. «Pulizie di primavera», scappa a Maroni in un primo momento. Poi si corregge parlando di «verifiche di primavera». Precisando che «sono tutti innocenti fino a che non sia provata la colpevolezza». E dell'ex direttore generale di Infrastrutture Antonio Rognoni finito in carcere, dice essere «sempre stato leale e corretto con me, di certo molto efficiente nel suo lavoro». Sottolineando, però, come le indagini della procura riguardino «tutti fatti accaduti tra il 2008 e il 2012». Non lo dice, ma due legislature di Roberto Formigoni. Poi Maroni racconta di essere stato a far visita ai dipendenti di Infrastrutture Lombarde «un po' smarrito dopo le voci che vorrebbero la regione intenzionata a chiudere la società, li ho assicurati che non è così».
Intervenendo in aula il capogruppo del Pd Alessandro Alfieri dice di aver «colto positivamente l'impegno di Maroni a fare chiarezza». Ma contesta il fatto che «in vent'anni si sia costruito un sistema di potere». E chiede che sia «costituita una commissione per far luce sulle aziende regionali, su ciò che fanno, su quanto costano, sulle modalità con cui operano e sulla trasparenza delle decisioni che assumono». Il capogruppo di Forza Italia Claudio Pedrazzini esorta ad «attendere condanne definitive» e soprattutto «altrettanto rigore della magistratura in Emilia Romagna verso le cooperative». Aggiungendo che «l'unico punto fermo è il fatto che l'esempio della nostra Regione virtuosa, la più virtuosa d'Italia, non deve essere messo in discussione da nessuna indagine. Ci sono verità che non possono essere distorte».
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