Nozze gay, il Comune corre: c'è il sì anche dei cattolici Pd

Maggioranza compatta a favore delle unioni omosessuali L'opposizione attacca: «Basta con le buffonate di Pisapia»

Matrimoni gay, avanti tutta. Presto anche il Comune di Milano procederà alla trascrizione dei matrimoni omosessuali contratti all'estero. Lo fa sapere Giuliano Pisapia che ha detto chiaramente di essere «sul pezzo»: «Sto approfondendo il tema e ne discuterò con gli assessori competenti». L'avvocato prestato alla politica conosce perfettamente la sentenza del tribunale di Grosseto e la giurisprudenza in materia, e non vuole fare passi falsi. Ovvero correre il rischio di doversi rimangiare la parola. L'allegra brigata arancione in questa battaglia è con lui: tutta la maggioranza è compatta nel dare il via libera al registro. Cattolici compresi.

Sono due le mozioni depositate in consiglio comunale su cui il parlamentino sarà chiamato a esprimersi. Quella del consigliere di Sel Luca Gibillini - «Giuliano Pisapia ha risposto con chiarezza che sta approntandosi a farlo, studiando il modo migliore per farlo perché sia inattaccabile. Milano lo faccia (e lo farà) in fretta, perché ogni giorno senza un diritto civile, seppur riguardante pochi, è un giorno perso» - e quella del Radicale Marco Cappato che chiede, «vista la giurisprudenza internazionale al Parlamento di legiferare in materia e auspica che il sindaco possa trascrivere le unioni contratte all'estero». Una richiesta che ieri dodici coppie gay sono tornate a ribadire con forza e cui gli uffici di via Larga al momento hanno risposto picche. Per Elisabetta Strada della Lista civica «serve una legge nazionale perché anche gli atti amministrativi abbiano un significato, ma dal punto di vista politico se i comuni italiani dichiarano di essere favorevoli, si può dare una scossa al Parlamento». Per Basilio Rizzo della Sinistra Radicale la trascrizione «è un fatto di libertà e diritti», mentre Roberto Biscardini (Psi) pone il problema in chiave europea: «Visto che continuiamo a riempirci la bocca con l'Europa sarebbe il caos di uniformare le leggi nazionali dei paesi aderenti». Carmela Rozza, assessore (Lavori pubblici) del Pd chiama in causa il Papa: «Personalmente sono per la libertà dei costumi. Dopo l'apertura di Papa Francesco ai matrimoni omosessuali “chi sono io per giudicare?“, ormai la Chiesa è più preoccupata che si possa dare agli etero un'alternativa ai matrimoni. Detto questo è chiaro che urge una legge nazionale». Anche i cattolici del Pd, il primo partito della maggioranza aprono al grande passo, con un «ma». «La trascrizione amministrativa mi sembra una forzatura, o meglio è inutile predisporre un atto che può essere impugnato, costituisce una scorciatoia - spiega Andrea Fanzago - alla mancanza di una legge nazionale, che ormai è imprescindibile».

Nulla osta tra gli arancioni dunque. Contrari, invece, gli esponenti dell'opposizione con Pietro Tatarella che al suo esordio da capogruppo di Forza Italia ricorda «io avevo votato a favore del registro delle unioni civili, sottolineando però che se credo nella battaglia per il riconoscimento dei diritti, la famiglia per me rimane l'unione tra un uomo e una donna. Io voterò contro, ma lascerò nel gruppo libertà».

«A questo punto chiedo al sindaco - la provocazione del capogruppo della Lega Alessandro Morelli - di trascrivere i miei quattro matrimoni contratti a Islamabad. Sinistra e Pd si premurino di scrivere una legge nazionale intanto e il sindaco non faccia buffonate sui sentimenti delle persone».

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