Omaggio a Paolo Grassi l'impresario "pazzo" che inventò il Piccolo

Nel centenario della nascita, una mostra ricorda un grande innovatore del teatro

Omaggio a Paolo Grassi l'impresario "pazzo" che inventò il Piccolo

Su un pannello della mostra, nell'area dedicata al lavoro che Paolo Grassi svolse per l'ente scaligero, si legge, di suo pugno: «Non sono un uomo di ordinaria amministrazione, non sono un conservatore della Scala. Sono un uomo di trincea». La frase è del 1972. L'uomo straordinario che è stato Paolo Grassi (1919-1981) di trincee ne ha frequentato. Per fare la guerra a una forma burocratica di cultura, anche e soprattutto quando, come successe a lui, si devono maneggiare soldi, finanziamenti, contratti da stipulare con attori e maestranze. Quando, insomma, si fa l'impresario. Grassi ha sempre lavorato come funzionario pubblico, compito ancora più difficile. È stato tra i fondatori del Piccolo, al fianco di Giorgio Strehler e Nina Vinchi, e lo ha guidato fino al 1972; ha fatto il Sovrintendente della Scala, dal 72 al 77, aprendola alla città con le prime diffuse e rappresentazioni per ragazzi e bambini; è stato ai vertici della Rai, dal 1977 per poco più di tre anni, dando l'impronta culturale alla terza rete, ancora in essere.

Un gigante del mondo culturale e dello spettacolo che Milano, nel centenario della nascita, ricorda con la mostra a Palazzo Reale (aperta dal 26 gennaio al 24 marzo). Una mostra non riuscirà mai a riportare in vita il suo oggetto d'indagine, ma quando è ben realizzata ci fa entrare in quella vita conclusa. Curata da Fabio Francione, con allestimento di Alessandro Colombo e Paola Garbuglio, la mostra è nata grazie alla tenacia della figlia di Grassi, Francesca, e alla Fondazione Paolo Grassi, di cui è presidente Davide Rampello, che ci ha messo il massimo impegno per coinvolgere le istituzioni (a partire dal ministero della Cultura, retto da Alberto Bonisoli) affinché tutto andasse per il meglio. E ora la mostra - grazie al Comune di Milano, al ministero della Cultura e a sponsor come Cariplo, Banca Intesa, Allianz e Skira, che vanno doverosamente citati - è una bella occasione per milanesi e turisti di scoprire un uomo e i periodi storico-culturali che ha attraversato. Grazie a Paolo Grassi e altri come lui, Milano è risorta dalle macerie della guerra diventando fin dagli anni Cinquanta città dal respiro europeo. In tempi in cui la cultura sarebbe potuta sembrare superflua, visto che servivano cose primarie come case e cibo, Grassi vedeva lontano. Il Piccolo fu il primo teatro pubblico d'Italia. E portò a Milano autori diventati di culto, come Brecht, che viveva nel blocco sovietico (a Berlino est). Oltre a dar modo a un genio delle scene come Strehler di esprimere tutto il suo talento, che oggi ci manca. Gettare ponti, aprire le menti: questo ha fatto Grassi, l'omone di grande cultura che non conosceva soste nel suo instancabile lavoro.

In mostra ci sono fotografie, lettere, documenti, locandine, articoli. Come ha detto Domenico Piraina, il direttore di Palazzo Reale, Grassi univa «pragmatismo e genialità».

D'altronde, il titolo della mostra e del ricco catalogo Skira, recita: «Senza un pazzo come me, immodestamente un poeta dell'organizzazione». Grassi morì a soli 61 anni, e per lui, se non ci si fosse messo di mezzo il destino, chissà quante altre trincee vi sarebbero state.

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