«Tutti a casa del sindaco per caricarlo e buttarlo nella spazzatura», «potevano aspettare che tornasse e decapitarlo sul posto», «a testa in giù», «intanto i telefoni non devono smettere di squillare», con indicati i numeri fissi di Palazzo Marino. É il sindaco Beppe Sala a riferire ieri con un video sui social che «da alcune ore su Telegram si è scatenato il mondo dei no green pass, ci sono i miei numeri di telefono, c'è la mia mail, si parla di decapitazione». Minacce apparse nella chat del gruppo Telegram «Basta dittatura» su cui la polizia postale e la Digos di Milano, coordinate da Alberto Nobili, capo della sezione distrettuale antiterrorismo della Procura di Milano, stanno indagando. La chat conta oltre 8.700 iscritti del popolo no vax e no green pass. Questa mattina in prefettura si riunirà il Comitato per l'Ordine e la sicurezza in vista del corteo non autorizzato in programma sabato prossimo - per il quindicesimo sabato consecutivo - e a questo punto è probabile che anche l'abitazione del sindaco sarà inserita tra gli obiettivi sensibili da presidiare, nella chat c'è chi suggerisce di passare anche di lì, un punto nella mappa del caos e dei disagi che sono costretti a sopportare cittadini e commercianti. Durante l'ultima protesta si è alzata la tensione contro la sede Cgil e i giornalisti (una troupe del Tg5 è stata aggredita).
Ora nel mirino è finito Sala, che addossa la responsabilità pure al Giornale, e minaccia querela. Nel video spiega che le minacce sarebbero arrivate dopo che le sue parole sulla gestione delle manifestazioni durante la trasmissione «L'Aria che tira» sono state travisate: «Io ho risposto testualmente che la polizia potrebbe fare solo una cosa, caricarli, cosa che ovviamente io capisco il prefetto non intende fare. Andando avanti nella risposta dico: servirebbero più uomini e donne della polizia sul campo per contenerli, posto che l'opzione carica non esiste». Ora «cercherò di stare tranquillo - dice - però voglio dire a tutti: non si scherza con il fuoco in questo momento. Nel mio lavoro, nello svolgere una funzione pubblica, ci sta. Dobbiamo stare tutti molto attenti, gli animi sono agitati, il momento è difficile. Anche il prossimo sabato sarà una giornata complicata, con il G20 a Roma una parte significativa delle forze dell'ordine saranno lì e prefetto e questore a Milano dovranno fare i salti mortali. Come dicono loro è un problema di forze, qui si tratta di indirizzare la manifestazione e isolare il più possibile le frange violente». Nei giorni scorsi ha chiesto al Viminale più forze dell'ordine. «Purtroppo - ammette - non vediamola fine di queste manifestazioni, sarà un altro sabato di preoccupazione».
Al sindaco arriva la solidarietà bipartisan per le minacce subite. Per il governatore Attilio Fontana sono «inaccettabili e preoccupanti, sono azioni inqualificabili. Avendo vissuto e subito per mesi lo stesso trattamento so bene di cosa stiamo parlando. Quindi ancora di più gli sono vicino personalmente e istituzionalmente». Durante la fase nera della pandemia e le polemiche da sinistra sui muri di Milano comparvero le scritte «Fontana e Gallera assassini», nel mirino presidente e ex assessore regionale al Welfare che stavano combattendo in prima linea il nemico invisibile. La segretaria Pd dice «nessuno spazio per chi usa e diffonde violenza e siamo certi che Sala non si farà intimidire». Dall'ex sfidante del centrodestra Luca Bernardo «una sola parola: vergogna. Chi fa delle minacce o delle intimidazioni il proprio metodo può solo essere condannato. Le istituzioni non si toccano, soprattutto quando tutti insieme stiamo cercando di uscire da una terribile pandemia che ha fatto tantissimi morti». Il consigliere di Forza Italia Gianluca Comazzi esprime «sincera solidarietà a Sala» ma sottolinea che «in questa fase delicata il problema sono i facinorosi che soffiano sul fuoco della protesta, non i giornalisti che documentano i fatti, spesso rischiando l' incolumità».
Per il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli le minacce «rivelano una degenerazione molto preoccupante, il dissenso è più che legittimo ma non può mai tradursi in espressioni e azioni violente, compresa la paralisi delle città per manifestazioni non autorizzate». Ogni sabato i commercianti perdono oltre il 20% del fatturato settimanale per colpa dei cortei.
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