"Ora lo smart working sta tagliando gli uffici. Poi toccherà ai posti?"

Il sindaco di MIlano teme gli effetti del lavoro da casa. Confcommercio: "Un'impresa su 3 a rischio"

"Ora lo smart working sta tagliando gli uffici. Poi toccherà ai posti?"

Non ripete la frase («un po' infelice») sui dipendenti che devono «uscire dalla grotta per tornare a lavorare» che gli costò accese polemiche un paio di mesi fa, ma il sindaco Beppe Sala torna ad esprimere forti dubbi sullo smart working. «Non sono contrario» ha messo le mani avanti ieri intervenendo sul palco della semi-festa del Pd all'East River in Martesana, ma «le aziende sono ciniche, per così dire, e dovranno trovare formule per ridurre i costi. A Milano stanno già iniziando a tagliare gli spazi, il rischio è che prosegua con il personale. Quando vedo una torre con 2mila dipendenti sbarrata come sindaco non posso non preoccuparmi». E «se il lavoro si sta trasformando in maniera così radicale - ha aggiunto - il nostro Statuto dei lavoratori che è del 1970 penso che vada rinnovato drasticamente». Sala ribadisce (quasi a convincere se stesso) di non essere «contrario allo smart» ma lancia «dei segnali di attenzione, e penso che la politica dovrebbe occuparsi di questo e non avere paura di sollevare la questione solo perchè sembra che il lavoro da casa soddisfi tutti, aziende e dipendenti, serve visione di lungo periodo. Quando diciamo che ci piace abbiamo capito che cosa ha in testa l'interlocutore, l'azienda? Penso di no. E bisogna avere una visione di lungo periodo». É preoccupato anche per le ricadute sulla grande città, cita in primis gli «importanti investimenti che a Milano stiamo facendo sulle nuove metropolitane e il rinnovo dei bus», sistemi che potrebbero non sostenersi con un taglio drastico dei pendolari. E in casa Pd Sala non risparmia scossoni al governo giallorosso. Il segretario nazionale Nicola Zingaretti «dice che il Recovery plan dovrà servire a ridurre il gap tra nord e sud del Paese. Tutto bene ma il punto è come, è ora che questo disegno venga messo a terra e condiviso». I maxi fondi Ue sono «un'opportunità storica di gestire il cambiamento, di avere risorse, ma la mia preoccupazione è cosa saremo capaci di fare. Vorrei che il nostro governo avesse la capacità di parlare in maniera più chiara ai cittadini. Il presidente francese Macron ad esempio ha detto: Ci muoveremo su tre direttrici per il futuro, ambiente, digitale e vita sociale. Dopodichè i progetti ve li dirò a gennaio. Qui invece ho l'impressione che noi stiamo facendo il contrario. Mille progetti, questo o quello lo vince M5s, ma la visione così scompare». Di Milano è convinto che «tornerà a guidare l'Italia». Milano, è convinto, «tornerà a guidare il Paese».

Critiche sullo smart working e al governo sono arrivate ieri anche dal mondo delle impresse. Ci sono «minimi segnali di ripresa» ma «il settore del terziario è ancora in fortissima difficoltà, con quasi un'impresa su tre a rischio chiusura entro fine anno». A lanciare il grido d'allarme è il segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza Marco Barbieri, che ha di fronte i numeri del sondaggio elaborato dall'Ufficio Studi su 962 imprese (il 40% di Milano città, 37% dell'hinterland, 19% di Monza Brianza, 4% Lodi). «Lo smart - avverte - tende a desertificare le città penalizzando un importante volano economico, serve un punto di equilibrio. E lo Stato eroghi più fondi alle imprese, il sostegno previsto dal governo non è più sufficiente per resistere alla crisi provocata da un'emergenza sanitaria non ancora risolta». Per l'86% delle imprese interpellate (il 71% conta fino a 9 addetti) gli aiuti da Roma sono stati insufficienti. Le critiche più accese arrivano dai gestori della ristorazione (90%), hotel (94%), ambulanti (97%), agenzie di viaggio e ingrosso alimentare (100%). Addirittura il 19% delle attività che hanno chiesto la cassa integrazione per i dipendenti a maggio non l'anno ancora ricevuta, il 5% non ha visto nemmeno quella di marzo. Le previsioni parlano di un fatturato in lieve crescita tra settembre e dicembre, ma ancora con un meno 37% rispetto al meno 45% registrato tra gennaio e agosto. E se il 30% in media vede il lavoro di una vita a rischio chiusura, la percentuale a Milano città sale al 34%.

Lo smart working incide soprattutto su bar e ristoranti, il 56% delle imprese ha oltre il 75% dei dipendenti che lavora da remoto, l'11% varia tra il 50 e il 75%, il 9% ha percentuali tra l 25 e il 50 per cento e il 24% meno di un dipendente su 4.

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