(...)Un Tremonti in grande spolvero che non riesce a nascondere la difficoltà a star lontano dai Palazzi del potere. E, infatti, il nuovo piano è già pronto, perché ieri al suo fianco al Circolo della Stampa sedeva Maroni che a chi gli chiede se la Lega appoggerebbe una corsa a premier di Tremonti, ha risposto con un più che benevolo «ne parleremo». Lasciando intendere che il patto c'è, perché «Tremonti ha l'ambizione di raccogliere consensi in tutte le regioni d'Italia. Dopodiché mi interessa che lui abbia sottoscritto il nostro progetto di euroregione del Nord». Perché è proprio da qui che parte il nuovo progetto politico, dall'unione della Lombardia con il Veneto e il Piemonte per far concorrenza ai colossi tedeschi e francesi. «E questo - ha spiegato ieri Maroni - posso farlo solo io con Roberto Cota e Luca Zaia», i compagni di partito che già guidano le regioni confinanti candidate a creare quel grande disegno accarezzato anche da Roberto Formigoni. Che, non a caso, ieri ha sparato le sue bordate contro il nuovo progetto. «Ormai è chiaro, la Lega ha deciso di andare da sola. Il Pdl ha una sola strada per vincere in Lombardia: appoggiare Albertini».
Una spaccatura netta con i big del partito, a partire dal coordinatore regionale Mario Mantovani e da Mariastella Gelmini che continuano a ripetere chiaro che l'alleanza con la Lega è «irrinunciabile». Ma altrettanto chiara è l'impossibilità di costruire un progetto comune all'intero centrodestra. Come ha confermato ieri Albertini. Con la Lega, ha detto ieri ad Affaritaliani, «il nostro progetto politico è inconciliabile». Perché «si è trasformata in uno statalismo municipale».
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