Ferruccio Gattuso
Pater familias. Un ruolo a tal punto solido, reso tale dalla solidità della tradizione, da meritarsi una formula più antica della stessa grammatica latina. Persino quell'arcaismo familias, il cosiddetto genitivo alla greca, al posto di familiae doveva rendere chiaro come la carica fosse destinata a cavalcare i secoli e le generazioni.
Oggi, dai genitivi autorevoli si è passati alle questioni di genere, ai genitore 1 e 2. Dura lex, proseguendo con la lingua di Cicerone, per i padri del terzo millennio. Ma la crisi, forse, è cominciata molto tempo addietro, quando la modernità della rivoluzione industriale mosse i primi passi. Di padre e di padri parlano testi di ieri e di oggi, che per un modo o per l'altro raccolgono l'attenzione del pubblico. È appena calato il sipario del Teatro Elfo Puccini sulla tragedia dello svedese August Strindberg Il padre, diretto e interpretato da Gabriele Lavia (storia di un'autorità minata fino alla follia sul finire dell'800, ad opera di una moglie cinica e abile) che in chiave di malinconica ironia Father and Son conquista il palcoscenico del Teatro degli Arcimboldi, da dopodomani all'11 marzo (ore 21, domenica ore 16, ingresso 46-29,90 euro, info 02 .64.11.42.212).
Ispirato a due bestseller come Gli sdraiati e Breviario comico di Michele Serra, diretto da Giorgio Gallione e affidato alla potenza monologhista di Claudio Bisio, la piéce è solo l'ultimo capitolo di un successo che, sempre con Bisio, è approdato anche al cinema a fine novembre scorso, con la pellicola Gli sdraiati di Francesca Archibugi.
Storia e linguaggi dei due generi sono evidentemente differenti, ma il senso resta quello che vibra sullo sfondo: il difficile ruolo del pater familias oggi, le mille insidie nel rapporto padre-figlio, in una radiografia senza pudori dalla quale emerge lo «scheletro» di una società acciaccata, dove le nuove generazioni sono destinate a raccogliere i cocci del naufragio dello stato sociale post-globalizzazione, dove i padri cercano il proprio scettro tra lo spaesato e l'incoffessata soddisfazione di potersi un poco nascondere, mentre i figli si accasciano su divani dai quali, forse, non c'è fretta di sollevarsi.
Perché tanto le occasioni di farsi un futuro mancano. La formula magica di questo spettacolo lo dimostrano i sold out degli anni passati è il saper suscitare il riso da una serie di malinconiche riflessioni.
D'altronde, lo stesso Bisio lo ha più volte dichiarato: «Serra racconta un rapporto senza censure, con i suoi lati miseri e quelli divertenti, quelli che fanno incavolare e quelli che fanno gioire. Si ride tanto, ma ci si commuove pure».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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