Tra le uvette del panettone c'è anche un pizzico di polemica: la Camera di commercio ha pubblicato ieri un'indagine in cui si evidenzia come il tipico dolce meneghino sia il simbolo di Milano per il 93% dei milanesi e per tre italiani su quattro. Ma allo stesso tempo che avrebbe anche potuto esserlo per Expo, rispettivamente 74% e 64%. Secondo la ricerca inoltre, il panettone conquista più stranieri che italiani: il 52% delle citazioni online proviene dall'estero, dove riesce anche a conquistarsi il titolo di primo dolce internazionale al taglio superando il pudding inglese e lo Stollen tedesco. Comunque la scelta del simbolo per la manifestazione internazionale è già stata presa, il David di Michelangelo, ma intanto da via Meravigli lasciano parlare i numeri.
E quelli del piatto che deve il suo nome a Ludovico il Moro, come ha ricordato la scrittrice Giovanna Ferrante, sono consistenti: sotto la Madonnina si spenderanno venti milioni di euro, in tutta Italia mezzo miliardo, per gustarlo. Ed è parte così integrante della tradizione che neanche la crisi lo tiene lontano da tavola: per otto milanesi su dieci non si ridurrà la spesa destinata al panettone, anzi sono anche più attenti degli altri italiani a cercare i prodotti artigianali. Dolciumi che necessitano di un lungo lavoro come ha spiegato Pietro Restelli, presidente dei Panificatori Milano, Monza e Brianza: «Si tratta di un procedimento lungo: bisogna rilavorare l'impasto tre volte dandogli due cicli di riposo da dodici ore, poi va lasciato lievitare ancora molte ore e anche per questo sono convinto che vada cucinato solo d'inverno: essendo pieno di burro fresco in agosto durante i momenti di riposo si squaglierebbe». Proprio per identificare panettieri e pasticcieri che sfornano panettoni seguendo le antiche ricette artigianali, è stato creato un logo oggi visibile su oltre duecento vetrine milanesi.
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