Paravia, stranieri 9 alunni su 10 La prima canzone è sulla Guinea

Paravia, stranieri 9 alunni su 10 La prima canzone è sulla Guinea

Riparte a ritmo di bongo la scuola di Paravia. Riparte con i ragazzi di terza, quarta e quinta elementare che ballano una canzone della Guinea «Dum Dum ba» dedicata alla forza degli uomini e «Cu-cu-dù» alla fertilità delle donne. Ricomincia con uno spettacolo molto etnico e, forse, poco «multi», l'elementare Radice che lo scorso anno non aveva avuto l'autorizzazione dal ministero alla formazione di una prima classe perché gli iscritti erano 17 bimbi stranieri su 19. Quest'anno la prima c'è. Ventuno iscritti di 8 nazionalità diverse: vengono da Egitto, Marocco, Eritrea, Senegal, Ecuador, El Salvador, Bangladesh, Ucraina. E Italia: tre, di cui uno con la cittadinanza. Quindici fra loro sono nati in Italia e la maggior parte ha già frequentato l'asilo a due passi da qui. Ieri di 21 bambini, a dire il vero ce n'era solo la metà. Il resto pare che sia ancora al paese di origine in attesa che il biglietto d'aereo sia un po' meno caro per tornare a Milano. Ad attenderli la sessantina di alunni più grandi (c'è una sola sezione), la maestra Augusta che insegna qui da venti anni con i suoi colleghi, la preside che ha solo da quest'anno - e solo per quest'anno - la reggenza dell'istituto. Soddisfazione dell'assessore all'Educazione Maria Grazia Guida che ieri era presente ad accogliere i piccolini e le loro mamme. Molti dubbi e pungenti critiche da parte dell'opposizione, ma non solo. Durante la commissione Educazione del Comune che si è svolta eccezionalmente ieri mattina in questa sede, c'è stato chi ha fatto notare che l'impatto del primo giorno è stato di una scuola in cui «l'eccezionalità» può trasformarsi velocemente in «marginalità». «Un ghetto legalizzato», chiosa senza mezzi termini il consigliere comunale della Lega Luca Lepore. «L'integrazione si affronta imparando a stare tutti insieme, non si può fare una classe soltanto con bambini stranieri», scuote la testa Mariolina Moioli ex assessore all'Educazione del Pdl. «È giusto che i bambini di questa zona abbiamo la loro scuola sotto casa, nel quartiere», ribadisce l'assessore deciso a investire molto su questa struttura alle spalle di San Siro, circondata da case popolari in cui l'80 per cento degli abitanti è straniero. La nuova prima elementare è solo l'inizio. Il Comune vuole che questa struttura diventi un «modello», un polo aperto al quartiere ma che possa essere attrattivo per tutte le scuole della zona. Qui dovrebbe trovare sede uno dei 4 Poli Start, centri per la promozione dell'integrazione già presenti alla Casa del Sole, al Polesine, alla Riccardo Massa e entro settembre anche qui in via Paravia invece che in viale Zuara. Le iniziative in cantiere per questa scuola che tra gli studenti eccellenti in passato ha avuto anche il direttore della Stampa Mario Calabresi, sono tante e bellissime. Quelle che fanno gola a tutte le scuole. Bilinguismo, musica, biblioteca aperta oltre l'orario scolastico. «I vostri amici più grandi - ha detto la preside Di Guglielmo ai piccolini in fila per due tenuti per mano ai ragazzi di quinta elementare promossi loro tutor - rischiavano di trovarsi soli. Volevamo che questa scuola continuasse e per farlo avevamo bisogno di bambini che avevano voglia di andare a scuola. Voi l'avete?» Il coro di sì, strappa l'applauso e commuove le mamme. Per comporre questa piccola prima c'è stato un lavoro porta a porta. Lo dice un genitore, che fa parte del consiglio di circolo della scuola e presidente dell'associazione di quartiere Vivere San Siro. Hanno bussato casa per casa per far sì che i genitori scegliessero di mandare i loro bambini a scuola qui. Come ha fatto la mamma di Khadja, una bellissima bambini di 5 anni e mezzo con i suoi ricciolini chiusi da un elastico e la faccina intimidita che spunta dal primo banchino della classe. Marocchina, cinque figli tre dei quali hanno studiato qui.

Uno lo scorso anno sarebbe dovuto entrare in prima, ma la classe non c'era e così è stato mandato in Marocco dalla nonna. «Ma il prossimo anno lo vado a riprendere» promette. È la sfida di via Paravia. «Una scommessa - come è stato sottolineato in Commissione - di cui però non conosciamo l'esito»

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