(...) alla chiesa era il suo rifugio, colto e accogliente, i libri ovunque, quadri, una predisposizione per il bello, lì ti confessava sorridendo che i ritiri spirituali «li scelgo anche in base al vino che servono la sera». Sempre lontano da convenzioni. Il nove maggio avrebbe compiuto sessant'anni. Lunedì sera quella folle idea, di pulire la grondaia dalle foglie. È un attimo perdere l'equilibrio, l'imbracatura che strangola.
Che morte, avrebbe detto lui stesso, proprio davanti alla sua chiesa. San Cristoforo era il suo orgoglio, una perla già bellissima che due anni fa aveva svelato il capolavoro del '400 rimasto nascosto. Un gioiello architettonico. Don Lia lo aveva reso un posto magico.Manila Alfano
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