La Pasqua blindata delle chiese

Scola in Duomo ricorda i martiri: «Noi cristiani non siamo visionari, ma testimoni del Risorto»

Sabrina Cottone«Noi, come la Maddalena, non siamo visionari, ma testimoni, senza indugio, del Risorto». Lo ha ripetuto in quattro lingue il cardinale Angelo Scola a milanesi e stranieri che hanno sfidato il timore di tutto ciò che accade intorno nel mondo, e sempre più vicino a noi, per essere in Duomo il giorno di Pasqua. Not visionaries, no somos gente que ve visiones, ne sommes pas des visionnaires, nicht Visionären. Inglese, spagnolo, francese, tedesco volteggiano nella cattedrale per dire quel che sempre più persone hanno bisogno di sentirsi dire per dare un senso nuovo a questo mettersi in fila e affrontare controlli di sicurezza ogni giorno più attenti e rigorosi, stare in coda senza temere il vicino straniero e diverso, senza lasciarsi scoraggiare dai mitra dei soldati. In questa Pasqua blindata a Milano, nelle chiese sotto controllo come il metrò.A fare da faro ci sono i martiri, quelli veri, «gli anti uomini bomba», i martiri che danno la vita per gli altri, non la tolgono facendosi esplodere come i kamikaze che invadono il nostro quotidiano e il nostro immaginario. I martiri sono «gli anti uomini bomba», ha detto l'arcivescovo nel Giovedì Santo. Parla ancora di loro nel pontificale della mattina di Pasqua. «Non solo immortalità dell'anima ma resurrezione della carne». Non visionari, ma testimoni. E questo destino finale di noi uomini interroga queste giornate in modo più forte e insistente. «Alla paura umana, Dio risponde personalmente facendosi presente nella storia per portarla a compimento» dice l'arcivescovo.«Vivremo con Gesù nel nostro vero corpo - ricorda l'arcivescovo -. Lo testimoniano le nostre sorelle ed i nostri fratelli inermi, che in Medio Oriente, e altrove, non cessano di consegnare la vita al martirio. La morte, che permane in tutta la sua bruttura psicologica, ha perso il suo pungiglione, è diventata solo sembianza (apparenza esteriore) di morte». Le cose che accadono in Europa, ha detto il cardinale Scola durante i giorni del Triduo pasquale, «sono la dolorosa appendice in Europa di realtà ancora più tragiche che accadono in Medio Oriente». E non solo. Se noi stiamo molto meglio di altri che rischiano la vita e vengono uccisi in massa come in Pakistan donne e bambini che festeggiavano la Pasqua in un parco giochi, le conseguenze lambiscono le nostre vite. In questa globalizzazione dei destini e della paura, ci sentiamo tutti un po' più vicini, uniti da simili paure.Nella notte di Pasqua, per la Veglia del sabato notte che per i cristiani è il momento più importante dell'anno, chi è andato a messa in Duomo o in sant'Ambrogio ha potuto toccare con mano l'allerta che modifica gesti abituali, forse addirittura ripetitivi, chiamati a ridiventare autentici. Piazza Duomo è stata praticamente militarizzata per garantire la sicurezza a tutti coloro che volevano solo celebrare la Pasqua in cattedrale, con il loro arcivescovo. File lunghissime e controlli con il metal detector a ogni persona, indagini all'interno di ogni borsa.Controlli rigidi anche in sant'Ambrogio. La basilica e tutta l'area intorno sono state bonificate prima della Veglia pasquale. Chiesa chiusa, auto di dubbia provenienza rimosse, persone sospette guardate a vista.

Alla riapertura, mezz'ora prima della Messa, i carabinieri controllavano gli accessi e con il metal detector facevano controlli a campione su tutte le persone pronte ad attraversare il portico, a prendere in mano il cero pasquale. Ad accendere un simbolo ancora più vero.

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