Pd peracottaro, con te ho chiuso

Sono ovviamente consapevole che la mia decisione non interesserà pressoché a nessuno. Meglio così: vorrà dire che non avrò aggiunto il mio contributo personale al crescere inarrestabile del malumore collettivo

Pd peracottaro, con te ho chiuso

Chiuso. Martedì, con una certa riluttanza, ho risposto all'appello del Pd a partecipare a uno dei presidi per esprimere solidarietà al presidente della Repubblica. A Mattarella ho anche inviato, come molti altri, un messaggio al Quirinale. Sono arrivato in piazzale Cadorna, luogo dell'incontro, un po' in anticipo. Per occupare il tempo ho dato un'occhiata in Rete. Male, malissimo: proprio in quel momento il capogruppo del Pd in Senato, l'iperrenziano Marcucci, stava urlando che il Pd non avrebbe votato l'eventuale governo Cottarelli, negando di fatto l'appoggio al presidente Mattarella. Quell'appoggio e solidarietà che il Pd aveva chiesto a noi cittadini comuni di esprimere scendendo in piazza. Ho creduto di sbagliarmi, di aver capito male. D'altra parte, il segretario reggente Martina (che io continuo a stimare, conoscendolo) aveva detto che il Pd avrebbe votato a favore di quel governo. Per farla breve: a mia insaputa (ma insieme a me c'era molta altra gente inconsapevole) il Pd aveva già cambiato linea, per l'ennesima volta. Dunque, lì in piazza ci stavo facendo la figura dell'ingenuo peracottaro. A sera lo spettacolo è peggiorato. In tivù ho visto Martina che confermava che il Pd non avrebbe votato il governo Cottarelli; ho intravisto Renzi confermare, tra una battutaccia e l'altra, per giunta parlando come se il segretario del partito fosse ancora lui, che il Pd chiedeva di andare al voto il 29 luglio; Rosato che irrideva piccato chiunque gli rimproverasse di essere l'autore della legge che ha favorito tanto sconquasso. Una volta di più mi sono sentito stupido ad aver aderito all'appello alla «mobilitazione».

Basta. Ho deciso che, poiché le parole rischiano ormai di essere inutili, di non incidere minimamente sulla realtà imbrigliata da persone come costoro che non hanno il minimo pudore delle proprie irresponsabilità, smetto di commentare le cose di politica.

Sono ovviamente consapevole che la mia decisione non interesserà pressoché a nessuno. Meglio così: vorrà dire che non avrò aggiunto il mio contributo personale al crescere inarrestabile del malumore collettivo.

Aggiungo soltanto una cosa, l'ultima: il 29 luglio sarò fuori Milano, come tantissima altra gente occupata a godersi le proprie meritate vacanze. E niente e nessuno riuscirà a convincermi a tornare in città. Auguri a tutti noi.

Fine delle trasmissioni.

*dal profilo Facebook di Fabio Zanchi

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