Non si sono fatti attendere. E nel giro di soli tre giorni hanno risposto all'appello lanciato dal Comune. Sono i pediatri lombardi che non sono rimasti indifferenti alla chiamata delle istituzioni in nome del senso civico. Con il tipico atteggiamento meneghino hanno deciso di rimboccarsi le maniche senza aspettare che la politica e lo scaricabarile tra istituzioni facesse il suo corso. Stiamo parlando dell'emergenza profughi in stazione Centrale, immortalata dalle foto shock del consigliere di Forza Itala Silvia Sardone che ritraevano bambini addormentati su cartoni stesi per terra. Si tratta, come è noto, di bimbi siriani ed eritrei, che sostano in Centrale con le loro famiglie in attesa di ripartire per il Nord Europa. I numeri dell'emergenza sono impressionanti: 39mila profughi sono transitati dalla nostra città dal 18 ottobre a oggi, di cui un terzo bambini.
Sabato l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino e il collega alla Sicurezza Marco Granelli avevano lanciato un appello «a tutti i pediatri e medici disponibili a darci volontariamente una mano, per intensificare la presenza in stazione, specialmente a tutela dei bambini. Lo facciamo consapevoli del carico di lavoro straordinario che spessissimo sta già sulle loro spalle. È veramente dunque un appello, il nostro, rivolto nel nome del senso civico». Una richiesta a dare una mano, ma anche una frecciata indiretta al Pirellone che due anni fa ha chiuso l'ambulatorio medico della stazione: «la Regione continua, sul tema del presidio sanitario permanente, a non scegliere. Quindi siamo costretti a chiedere una mano ai volontari e all'associazionismo che opera in campo medico». Detto fatto. «I pediatri della società italiana di pediatria (Sip) offriranno assistenza sanitaria ai piccoli profughi siriani che si trovano da giorni presso la Stazione di Milano. Il nostro impegno verso i piccoli profughi è doveroso - afferma il presidente della Sip Lombardia, Gian Vincenzo Zuccotti -. Concorderemo con le istituzioni le modalità più adatte per garantire il servizio, con l'intento di renderlo operativo nel più breve tempo possibile».
I 1500 medici dell'infanzia si sono fatti avanti, ora attendono di essere convocati da Palazzo Marino per organizzare il presidio medico. Un'unica richiesta: avere un spazio chiuso e coperto per potere visitare i bambini. «Noi ci siamo - spiega Zuccotti - ora anche le istituzioni facciano la loro parte, ovvero ci diano uno spazio chiuso per potere svolgere dignitosamente il nostro lavoro». Tradotto: «basta un camper, ma non visiteremo i bimbi sui gradini della stazione». Non sarebbe stato opportuno aspettare che la Asl si pronunciasse? «Ci è sembrato urgente rispondere - risponde il presidente -. Plausibilmente il flusso migratorio non si interromperà presto, ci è sembrato quindi giusto iniziare a organizzare un presidio medico permanente dove poter fornire le prime cure. Questa è una situazione borderline , i migranti non vanno nei pronto soccorsi per molti motivi, nè in farmacia».
I farmaci? «Non penso che sarà un problema - spiega Zuccotti - la nostra speranza è che tutto vada a regime e che qualcuno si faccia carico anche di questo, ma aspettiamo di essere chiamati dal Comune». Obiettivo: fornire un presidio sanitario per tutto l'arco della giornata, grazie anche alla collaborazione della Fondazione Arché di padre Bettoni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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