«Non serve aumentare le pene. Non serve perché la corruzione spesso riesce a passare inosservata, è subdola quindi la cosa di cui ha più paura non sono sanzioni più severe ma semplicità e trasparenza...». Corrado Passera, ex-manager di Olivetti, Cir, Mondadori, Poste, Intesa ed ex-ministro delle Infrastrutture del governo di Mario Monti, ora candidato a sindaco per Milano. Un'idea su ciò che sta succedendo a Palazzo Marino e sul nuovo giro di tangenti se l'è fatta.
Quindi?
«Quindi garantisti fino alla fine. Però non stiamo parlando di un'altra epoca glaciale ma di fatti che vanno dal 2005 al 2012 e di aziende che continuano ad avere rapporti col Comune. O che li avevano fino a un paio di mesi fa».
Milano come Roma?
«Aspettiamo la relazione dell'assessore lunedì in consiglio. Ma questa città comunque ha anticorpi differenti».
Ma da che parte si comincia per debellare la corruzione?
«È un problema diffuso. Ed è un problema nazionale. Venezia, Roma, l'Expo... E qual è stata la risposta del governo? Inasprire le pene. Che però serve davvero a nulla perché spesso corrotti e corruttori sanno di farla franca».
E allora che si fa?
«Bisogna affrontare il problema alla radice. Bisogna ridurre le stazioni appaltanti che oggi in Italia sono 35mila e tagliarle a 350. Come si fa a controllare 35 mila rubinetti aperti... E poi bisogna capire quante delle 10mila controllate pubbliche, spesso con bilanci incomprensibili e difficili da consultare, siano effettivamente necessarie»
E basta così?
«No. La trasparenza è il primo nemico della corruzione. Sui siti delle aziende e delle amministrazioni deve essere pubblicato tutto il possibile: chi partecipa agli appalti, i criteri delle nomine, quanto si spende in consulenze e chi ha avuto cosa e a che titolo. La trasperenza è la miglior forma di prevenzione»
Un po' succede anche oggi, però molto sfugge...
«Certo, si deve fare un passo in più. Va data soddisfazione a tutta la parte sana, onesta della pubblica amministrazione. Che c'è e non è poca. Bisogna far ruotare i dirigenti in base al merito e, come è stato fatto negli Stati Uniti con una legge, va tutelato chi denuncia fenomeni di corruzione, va premiato chi aiuta a scoprirli. E se ciò non è sufficiente e arriva ad indagare la magistratura bisogna fare in modo che ci sia la massima collaborazione per spaccare la complicità che sempre c'è tra corrotti e corruttori»
Altro?
«Vanno riviste le norme sugli appalti. Quella del massimo ribasso è una bestialità che stende un tappeto rosso alla criminalità»
E ora bisognerà vigilare anche sul dopo Expo.
«Si, assolutamente sì ma non solo. A Milano si può aprire nei prossimi anni una stagione di grandi lavori che vanno dai nuovi stadi all'Ortomercato. Il governo a livello normativo può darci una mano, ma molto già possimo fare noi nella direzione di rendere meno complicata la macchina pubblica. Cominciando a ridurre ad esempio i passaggi perchè quando le praticvhe passano in troppe mani i rischi aumentano».
La
corruzione è anche un fatto di cultura?«È anche un problema etico. E qui bisogna cominciare a lavorare molto già nelle scuole per creare un mentalità che riporti al centro i giusti valori. Ma questo è un discorso lungo...»
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