Nel febbraio scorso, un giudice che per la prima volta visitava San Vittore se lo vide venire avanti nel reparto dei «protetti», dove stanno i detenuti che nei raggi comuni rischierebbero la vita. Giovane, alto, vagamente flaccido, il carcerato avviluppò il magistrato in un lungo e confuso racconto di torti subiti, in cui l' unica cosa comprensibile era che l' uomo non era nè lucido nè razionale. Disse il suo nome, G.M. «Sono qui da un mese», disse. «I giornali hanno parlato malissimo di me».
Lo avevano arrestato per una lunga, orrida serie di atti di stalking ai danni di ragazze cui ha rovinato la vita. Ieri, arriva la sentenza che tiene conto della gravità delle colpe di G.M. ma anche del suo stato mentale. «Parzialmente incapace di intendere e di volere», lo definisce il gip Guido Salvini. E gli infligge due anni e otto mesi carcere. Può sembrare poco, davanti a un uomo che ha spinto più di una vittima sull'orlo del suicidio, e ne ha costretto altre a cambiare città, abitudini di vita. Ma le consulenze degli psichiatri non hanno lasciato margini di incertezza al giudice.
Questo omone grosso e complessato, segnato fin dall'infanzia da «problematiche comportamentali», è sicuramente «socialmente pericoloso», ma è altrettanto «inconsapevole della gravità dei fatti commessi». I periti che lo hanno incontrato parlano di «disprezzo per i diritti degli altri», «propensione alla menzogna», «tratti antisociali della personalità».
Ma sono i primi a dire che il rimedio non può essere il carcere, che è destinato a forzarne gli aspetti paranoici. I messaggi che G.M. mandava alle sue vittime sono quasi tutti impubblicabili, a causa della dettagliata brutalità delle torture sessuali che lo stalker minaccia di mettere in atto ai danni delle tre ragazze di età compresa tra i 23 e i 25. Una delle tre è una vittima di lungo corso di G.M., che già otto anni fa era stato condannato per averla perseguitata fino a spingerla a lanciarsi dalla finestra: il padre della ragazza ha descritto crudamente gli effetti che la ricomparsa in scena di G.M., a otto anni dai primi messaggi, ha avuto sulla psiche ancora convalescente della ragazza. Insieme a questa, ne ha individuato e perseguitate altre due, e sono le loro denunce ad avere portato alla condanna del giudice Salvini.
Ma anche dopo essere stato denunciato, G.M.
non si è fermato: ha preso di mira altre tre ragazze, e anche contro di loro ha scatenato il suo odio. Ma anche il suo delirio narcisistico, che dopo le promesse di torture lo portava a scrivere «ti affezionerai così tanto a me che non farai altro che ossessionarmi per averne ancora».
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