Petardi e fumogeni I centri sociali paralizzano la città

Petardi e fumogeni I centri sociali paralizzano la città

Ingorgo di manifestazioni tra chi protestava per la sperimentazione animale, chi per la casa. In mezzo i milanesi, fatti prigionieri dal traffico paralizzato dal doppio corteo per l'intero pomeriggio. Tutto liscio dal punto di vista dell'ordine pubblico, al netto delle solite banche «sanzionate», anche perché la questura aveva spedito oltre 500 uomini dietro ai dimostranti e a vigilare i tanti obiettivi sensibili.
Appuntamento per tutti in Cairoli da dove i cortei avrebbero dovuto partire alle 14, animalisti, e 14.30, centri sociali. Ma si sa come vanno certe cose così i primi, circa 300, sono partiti con oltre un'ora di ritardo. Fatto un giro per centro, sono poi finiti, con cani e fischietti, in piazza Santa Stefano un paio di ore dopo. Avevano chiesto di arrivare fino all'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, appunto sede di sperimentazioni animali, dove era in corso il convegno «Sto con la ricerca», proprio per rintuzzare le accuse degli animalisti. Permesso negato, anche perché nei giorni scorsi Silvio Garattini, presidente dell'Istituto, aveva ricevuto minacce di morte.
Alle 16 sono invece partiti i centri sociali, forse 500 ragazzi, e questa volta al gran completo. Presenti infatti tutte le realtà, compreso gli anarchici, solitamente poco propensi a mischiarsi con gli altri antagonisti, ritenuti troppo «moderati». Forse è un segnale, e in tal caso neppure troppo bello, di una generale chiamata alle armi in vista della consueta piazzata del 7 dicembre quando, approfittando della copertura televisiva, gli epigoni di Mario Capanna cercheranno di disturbare la prima della Scala. Nel frattempo, per rinserrare le file, hanno dunque marciato per la città, tra i soliti slogan, petardi, bengala e fumogeni. E soprattutto le solite «sanzioni» alle banche. Nessuna s'è salvata lungo il tragitto, anche se i ragazzi sono andati con la mano leggera: solo imbrattamenti ma nessun vandalismo.
E così, stretti gli uni agli altri per il gran freddo, sono arrivati fin all'incrocio tra via Melchiorre Gioia e via Sassetti, dove il corteo doveva sciogliersi. Non prima però di aver dato vita a un paio di sceneggiate. In precedenza un manipolo di prodi era salito su un edificio in costruzione in fondo a via Sassetti accogliendo il corteo con i fuochi d'artificio. Subito dopo il grosso si è avvicinato alla sede della Regione, facendo accorrere decine di agenti e carabinieri per tamponarli.

Nessun tentativo di sfondamento però, i ragazzi volevano solo fare da velo per consentire una decina di volonterosi di saltare il muro, entrare nell'ex sede dell'Inps, dalle cui finestre hanno poi srotolato striscioni e lanciato bengala. Concludendo in bellezza la giornata, dandosi appuntamento per il 7 dicembre, quando le cose forse non fileranno così lisce.

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