Più condivisa e più connessa ecco la città dei "millenials"

Calano patenti e immatricolazioni. Un giovane su due usa il car sharing. Auto elettriche? Sì, ma con incentivi

Più condivisa e più connessa ecco la città dei "millenials"

Hanno fatto i conti con l'attentato alle Torri gemelle, con le crisi economiche e con una finale degli Europei di calcio dove le abbiamo prese dai francesi con un golden gol di Trezeguet. Eccoli i millenials, quelli nati «tra il 1984 e il 1995», in un mondo sempre più digitale e connesso che ha cancellato il mito del posto fisso con la rincorsa alle start-up. Il ritratto di un popolo rampante ma un po' confuso è stato tracciato due giorni fa durante il Quattroruote Day 2019, l'appuntamento che da oltre quindici anni rappresenta un importante momento d'incontro e dibattito per l'intero mondo dell'auto e della mobilità. E proprio il rapporto di questa «generazione ipsilon» con la mobilità e l'auto diventa l'occasione per tracciarne l'identikit grazie ad una ricerca di Bain & Company commissionata proprio dal mensile Domus.

I trentenni di oggi sono quasi sempre connessi a Internet (da cui ricavano 70 per cento delle loro informazioni) ma sono però anche più soli e preferiscono concentrarsi sul breve termine e rinviare le grandi decisioni. Rispetto alla generazione precedente hanno un reddito inferiore del 17 per cento e, forse anche per questo, l'acquisto di un'automobile si trova solo al quinto posto tra le loro priorità. E infatti calano le patenti, diminuite di un buon 25% nel periodo tra il 2001 e il 2017, e le immatricolazioni di vetture a nome di giovani tra i 18 e i 29 anni calate del 50% tra il 2008 e il 2017. Meglio il car sharing che invece continua a crescere: il 55 per cento è infatti disposto ad utilizzarlo con una percentuale che sale al 66 % per le generazioni future. La sostenibilità ambientale è importante e quasi tutti apprezzano un'auto che inquini di meno, ma l'elettrico piace solamente se ci sono gli incentivi oppure se viene offerto «a parità di condizioni economiche» rispetto a una vettura tradizionale. Comunque se avessero una cifra a disposizione per prima cosa la metterebbero in banca poi vengono le spese quotidiane, le vacanze, i viaggi e l'acquisto di una casa. Le quattro ruote restano (anche per i millenials) un bene necessario e per qualcuno ancora sinonimo di libertà.

Cambiano gli utenti e quindi cambiano anche le città: «Sì cambiano anche perchè la politica traina questo processo con scelte che obbligano industria e consumatori ad adeguarsi - spiega il direttore di Quattroruote Gian Luca Pellegrini - Il principio che sta passando con divieti e blocchi è che se non cambi l'auto non puoi circolare ed è una deriva che rischia di creare una mobilità riservata ai privilegiati cioè solo a chi ha disponibilità economica». Il problema riguarda perlopiù le grandi città: «Sono la punta dell'iceber- spiega Pellegrini- ma il vero problema è che anche nell'applicazione delle misure perchè ogni città, ogni comune fa un po ciò che vuole e manca una regia».

Non resta che la condivisione, il car sharing: «É il modo più veloce per tagliare il traffico- spiega il direttore di Quattroruote- ma non ha una grande prospettiva. E' troppo costoso per le case automobilistiche perchè per essere competitivo con il trasporto pubblico ha costi fissi proibitivi. E quindi chi lo fa ci rimette».

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