Piazza Duomo diventa rossa: delirio per Vettel e Leclerc

Oltre diecimila tifosi per una parata di auto e piloti Ovazioni per il francese. Il tedesco promette: «resto qui»

Piazza Duomo diventa rossa: delirio per Vettel e Leclerc

Tutti insieme appassionatamente. Tutti in piazza Duomo vestiti di rosso, con i cappellini, le bandiere, le maglie di Vettel, di Leclerc ma anche di Raikkonen, di Alesi, di Prost e ovviamente di Michael e di Gilles. Il popolo rosso invade la città dalle prime ore del mattino e per un giorno trasforma il Duomo in una piazza Rossa che fa venire i brividi, che sembra la gradinata della parabolica di Monza dove domenica si farà sul serio e dove le rosse proveranno a non interrompere la riscossa cominciata la settimana scorsa a Spa in Belgio (...). Novant'anni di storia in una giornata. Novantanni fatti di monoposto mondiali, di bolidi in parata da piazza Cordusio al sagrato, ma soprattutto di meccanici, tecnici, direttori sportivi, piloti e uomini che salgono sul palco «appoggiato» al colonnato della Galleria per raccontare un mondo e per raccogliere gli applausi di una folla che li conosce e li riconosce. «Mai visti tanti tifosi così- si stupisce il tema Principal Mattia Binotto- In una stagione difficile vedere tanta gente è bellissimo. Non c'è nessun altro pubblico così bello. Spesso si vedono dei tifosi in tribuna, ma sono solo quelli rossi». Ed è un fiume appassionato che invade la piazza. Che applaude Jean Todt e Luca Cordero di MOntezemolo e una parata di piloti che hanno fatto la storia di Maranello: Mario Andretti, Alain Prost, Jean Alesi, Gerhard Berger, René Arnoux, Arturo Merzario, Eddie Irvine, Mika Salo, Luca Badoer, Ivan Capelli, Giancarlo Fisichella, Kimi Raikkonen, Antonio Giovinazzi e Felipe Massa. E rende onore alle auto che sono entrate nel mito: L'Alfa Romeo 6C guidata negli anni Trenta da Tazio Nuvolari, la Ferrari 750 Monza del 1955, una delle vetture più celebri costruite dall'azienda che il Drake aveva fondato dopo la guerra, nel 1947. La 312 T con la quale Niki Lauda vinse il titolo mondiale del 1975, ma anche la 488 GTE numero 51 vincitrice della 24 Ore di Le Mans 2019 con Alessandro Pier Guidi, James Calado e Daniel Serra. La Rudge 500 TT, a ricordare come la Scuderia Ferrari abbia gareggiato anche nelle competizioni a due ruote. E' un popolo innamorato. Che sui commuove e canta l'inno di Mameli quando sul megaschermo scorrono le immagini della vittoria di Charles Leclerc che è diventato per tutti «Carletto», uno di famiglia: «Cosa significa essere Ferrari l'ho capito da quando sono un loro pilota- confessa ad una folla acclamante- per gli italiani è quasi una religione e per me è un grandissimo onore rappresentare questo marchio. L'anno scorso era già stato bellissimo esserci con l'Alfa Romeo ora non ho parole... La vittoria in Belgio era il momento che sognavo sin da bambino ma ora il focus è già su Monza e dobbiamo lavorare per fare bene qua». C'è Sebastian Vettel sul palco accanto al francesino, quattro titoli mondiali in bacheca non arrivano per caso, e i tifosi lo sanno perfettamente. E' un coro da stadio per lui e il tedesco si scioglie cantando un «Happy birthday» dedicato alla Rossa e una strofa de «L'Italiano» di Toto Cutugno: «Una doppietta domenica a Monza? - risponde- Ci proviamo, anche se non è possibile per un tedesco promettere qualcosa, ma in Ferrari sono a casa e questa è la mia famiglia». Però ai tifosi che gli chiedono di restare a Maranello un promessa la fa: «Sì, perchè no!». E domenica c'è il Gp. Ci sarà un altro bagno di folla in attesa di buone notizie. Ed una arriva già qui, sul palco rosso, dove Angelo Sticchi Damiani, Presidente dell'Automobile Club d'Italia, annuncia che il Gran Premio d'Italia resterà nel calendario del Campionato Mondiale di Formula 1 almeno fino alla fine del 2024, e continuerà a disputarsi sul Monza ENI Circuit almeno per altre cinque stagioni.

È quanto stabilisce l'accordo tra Chase Carey, Chairman e Ceo di Formula: «È come vincere un Gran Premio di Formula 1- gioisce il presidente- Un Gran Premio, difficilissimo e importantissimo, combattuto fino alla linea del traguardo, che vale non solo uno ma ben cinque titoli».

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